Bavagli, in Cina condanna a 4 anni per giornalista che raccontava emergenza Covid. In Turchia chiude dopo 26 giorni tv indipendente

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Mentre in Turchia una tv indipendente è costretta a chiudere dopo appena 26 giorni di trasmissioni, in Cina una delle giornaliste che ha raccontato dal primo momento l’emergenza coronavirus da Euhan, Zhang Zhan, ex avvocato passata al giornalismo civile, è stata condannata a 4 anni di carcere. Il tribunale di Shanghai, a conclusione di un breve processo, ha motivato la sentenza affermando che la Zhang era colpevole di aver “raccolto litigi e provocato problemi” sui fatti iniziali della pandemia quando, nella città focolaio del virus, si parlava di “polmonite misteriosa”.

Le dirette della giornalista trentasettenne, tra le prime a mostrare cosa accadeva nella città epicentro dello scoppio della pandemia,  erano state condivise sui social media da migliaia di persone, attirando così l’attenzione delle autorità cinesi.

Arrestata lo scorso maggio, la  giornalista è trattenuta in una struttura di detenzione a Shanghai.
Zhang oltre ad essere accusata di aver diffuso “false informazioni tramite testo, video e altri media quali WeChat, Twitter e YouTube” è stata incriminata anche per avere accettato interviste di media stranieri quali “Radio Free Asia” e “Epoch Times” avanzando “ipotesi maligne” sull’epidemia di Covid-19 di Wuhan.
Secondo l’organizzazione non governativa Chinese Human Rights Defenders, gli articoli di Zhang parlavano della “detenzione di altri giornalisti indipendenti e di molestie nei confronti delle famiglie delle vittime che chiedevano giustizia ai responsabili della pandemia tramite account WeChat, Twitter e YouTube”.
Zhang, che è apparsa molto provata alla lettura della sentenza, è in sciopero della fame da settembre.

Non un procedimento giudiziario ma continue imposizioni da parte delle autorità governative ha imposto il bavaglio alla tv turca indipendente OlayTv.

Il direttivo dell’emittente, attraverso il direttore Suleyman Sarilar, portavoce anche di uno degli editori, Cavit Caglar, ha rivolto dirette e pesanti accuse al governo.

“Se una tv viene messa a tacere dopo meno di un mese tutti sanno che è a causa delle autorità” è stato il suo atto di accusa nell’ultimo giorno di trasmissioni.

Il proprietario, Caglar, è stato ancora più esplicito denunciando “una forte pressione da parte del potere sin dal primo giorno”.

Pressioni ripetute e sempre più insistenti che lo avrebbero persuaso “a non andare avanti”.

Secondo il direttore Sarilar, la decisione di oscurare il canale sarebbe maturata dopo il tentativo di inserire nelle redazioni di OlayTv nomi imposti dall’alto.

Condizione ritenuta da lui inaccettabile, sostenuto dall’editore, e che ha portato alla sospensione delle trasmissioni.


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