Due fregate militari italiane all’Egitto: “Commessa del secolo”? No, “vergogna del secolo”

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La “commessa del secolo” relativa a due fregate italiane, la Nave Spartaco Schergat e la Nave Emilio Bianchi, pare cosa fatta. La telefonata della sera del 7 giugno del primo ministro Conte al presidente egiziano al-Sisi aveva destato il sospetto che si trattasse di un annuncio in anteprima al “partner ineludibile dell’Italia” (la citazione dell’estate 2017 è dell’allora ministro degli Esteri Alfano).
Il valore della commessa è di oltre un miliardo di euro. Ma potrebbe essere solo l’antipasto: in ballo ci sono altre quattro fregate, 20 pattugliatori, 24 caccia Eurofighter e altrettanti addestratori M-346. Un affare, si stima, di nove miliardi di euro.
L’industria armiera italiana gongola. La dignità delle nostre istituzioni politiche cade a picco. Le cronache degli scorsi giorni ci hanno descritto un governo indeciso, ci hanno parlato di una decisione che sarebbe stata comunque “sofferta”. A soffrire è, invece, ancora una volta, la verità per Giulio Regeni. A soffrire è la richiesta di scarcerazione di Patrick Zaki, innocente e asmatico e dunque a rischio di contagio. Le istituzioni italiane stanno dando un altro evidente segnale di resa all’Egitto del presidente al-Sisi.
Nel 2019 l’Egitto è stato il primo acquirente di armi italiane. Evidentemente lo sarà anche nel 2020. E forse negli anni a venire. Alla faccia dei diritti.  Altro che “commessa del secolo”. Siamo di fronte alla “vergogna del secolo”.

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