Povera America, povero mondo. ‘Knockemstiff’ di Donald Ray Pollock, ed. Elliot

0 0

A distanza di anni dalla prima pubblicazione in Italia, Knockemstiff di Donald Ray Pollock (Elliot, pp.217, 2009) resta un libro assolutamente da recuperare (e ripubblicare), a maggior ragione in questi mesi che precedono le elezioni presidenziali in USA.

Esaminando Winesburg, Ohio di Sherwood Anderson, capolavoro della narrativa statunitense degli anni anteguerra, Cesare Pavese scriveva: “Grandi pianure, grigie di miseria e di lavoro, piccole comunità di pettegolezzo e di grettezza, artigiani che si danno convegno al drugstore, la censa, qualche particolare già ricco, il farmer; molto grano, molta meliga e molta frutta. Zuppa di cavoli e torta di mele.” Ora provate a sostituire il drugstore con le stazioni di servizio e i bar dove servono alcool a litri, al posto del grano mettete puzzolenti cartiere, il farmer fatelo diventare operaio o disoccupato, la zuppa di cavoli e le torte di mele trasformatele in cibi untuosi come hamburger, hot dog e patatine fritte. La miseria, poi, diventa sì meno evidente, ma più rabbiosa, incancrenita dalla piaga delle droghe. Vi troverete, così, nell’America di Donald Ray Pollock. “Alzai le coperte appena un poco e passai le dita sul tatuaggio che faceva sembrare il culo ossuto di Sandy un cartello stradale: una scritta bluastra che diceva Knockemstiff, Ohio. Per me rimarrà sempre un mistero il motivo per cui a certe gente serve linchiostro per ricordare da dove viene.” 

Benvenuti, dunque, a Knockemstiff , il Buco, un agglomerato informe di case, baracche, roulotte, in mezzo a strade e viottoli che si perdono nell’immensità della campagna più profonda d’America. Qui è nato Pollock, il classico scrittore dei mille mestieri, che si inserisce nel solco della tradizione americana delle short stories, con la particolarità di esordire cinquantenne con il botto grazie ad un corso universitario a cui si era iscritto per ottenere una riduzione dell’orario di lavoro. I personaggi di Knockemstiff sono ignoranti, maschilisti, omofobi, razzisti, parlano poco, conducono un’esistenza miserabile, fatta di espedienti, lattine di birra, violenza gratuita, cibi grassi e sporcizia. Fin da piccoli respirano catrame e polvere, mangiano male, bevono peggio, vivono tra la ruggine e il fango in un luogo/non luogo, dove scorre un fiume lurido e l’aria è spesso irrespirabile. Passatempi? Qualche drive-in, bar, caccia, sesso, e tanta droga: pillole, anfetamine, crack, speed. Per dimenticare di vivere nel culo del mondo. Sognano di andare via, non ci riescono, e quando lo fanno la violenza li riconduce a casa. Uomini e donne si muovono spesso soli e disperati, ma anche buffi, in vicende da humour nero a volte assurde, a volte esilaranti. Sempre tristi, soprattutto quelle che riguardano i giovani, educati alla rissa da padri cazzuti o emarginati per essersi rifiutati di servire il proprio paese sotto le armi, costretti all’incesto o allenati per divenire campioni di body builder e poi morire per troppi steroidi.

Non mancano i rapinatori e gli involontari assassini, e neanche coloro che sono stuprati da camionisti perversi nel tentativo di lasciare la città. Tanti personaggi ma un’unica protagonista, Knockemstiff, che lega le esistenze dei suoi abitanti, le avvolge, le incrocia, per comporre un’opera corale che va al di là della forma racconto. Le diciotto storie si svolgono tra i ’60 e i ’90 del secolo scorso, in un’America che non è quella delle metropoli o delle villette unifamiliari della middle class. L’America di Pollock è quella dei bianchi poveri e senza speranza. Quella che abita le sperdute province del Middle West, che negli anni di Reagan aveva iniziato il declino mai fermato nemmeno nell’era di Obama. Altrimenti perché avrebbe stravinto Trump in quelle terre popolate da bianchi poveri? Dal sud dell’Ohio l’America borghese appare lontana e irraggiungibile, illude con le sue mille luci caleidoscopiche, sempre cangianti, e poi svela, dietro la facciata seduttiva e rutilante, l’impossibilità del sogno americano. Scritto con un linguaggio duro e asciutto, virato verso il tragico, ma con un tono da commedia, Knockemstiff è un libro molto adatto ai nostri grigi e spaventati tempi.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21