Arrestato giovane egiziano che studia in Italia ma per il nostro governo l’Egitto resta paese sicuro

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Lo hanno prelevato al controllo passaporti. Patrick George Zaky, studente
dell’Università di Bologna e attivista egiziano, era appena atterrato all’aeroporto del Cairo, quando due poliziotti lo hanno costretto a seguirli. Diffusione di notizie false,
incitazione alle proteste, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza le accuse che gli sono state rivolte in base a un’inchiesta partita il 23 settembre.
Secondo Amnesty International e l’Egyptian Commission for Rights and Freedoms, per cui lavorano anche due avvocati consulenti della famiglia Regeni, Zaky sarebbe stato torturato con elettroshock.
A dare l’allarme Mina Thabit, una dei responsabili della ong Egyptian initiative for personal rights, e amica del giovane studente egiziano di 27 anni di cui si erano perse le tracce da quando era partito dall’Italia. Zaki è iscritto al master in Gender studies dell’Università di Bologna.
“E’ stato arrestato nella notte tra giovedì e venerdì scorsi al Cairo. Per ore abbiamo saputo nulla di lui, non sapevamo chi lo avesse preso ne’ cosa volessero. Non gli hanno permesso di contattare nessuno” ha raccontato Thabit confermando che Patrick collaborava con Eipr.
Solo oggi la famiglia ha saputo che il 27enne è stato trasferito nel commissariato della sua città, Monsoura.
Zaki è solo l’ennesimo caso di arresti arbitrari da quando è iniziata la repressione da parte del regime del presidente Abdel Fattah al-Sisi delle proteste iniziate lo scorso settembre. Non meno di 5000 persone sono finite in carcere nel giro di poche settimane. E come dimostra quest’ultimo fermo non è ancora finita.
Eppure il nostro governo continua a considerare l’Egitto un paese sicuro, mentre prolifera il business sulle spalle del nostro Giulio Regeni e dei tanti Giulio d’Egitto.


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