A chi toccherà? ‘La lotteria’ di Shirley Jackson e Miles Hyman

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Una ventina di pagine in tutto, che iniziano così: “La mattina del 27 giugno era limpida e assolata, con un bel caldo da piena estate; i fiori sbocciavano a profusione e l’erba era di un verde smagliante. La gente del paese cominciò a radunarsi in piazza, tra l’ufficio postale e la banca, verso le dieci. In certe città, dato il gran numero di abitanti, la lotteria durava due giorni e bisognava iniziarla il 26 giugno; ma in questo paese, di sole trecento anime all’incirca, bastavano meno di due ore, sicché si poteva cominciare alle dieci del mattino e finire in tempo perché i paesani fossero a casa per il pranzo di mezzogiorno. I primi ad arrivare furono naturalmente i bambini.”

La trasposizione grafica fatta da Miles Hyman di queste poche righe viene “dilatata” fino a trentuno pagine. E che pagine! Anzi, che disegni! Scrive il famoso illustratore americano nell’introduzione a La Lotteria (Adelphi, pp.135, euro 19, traduzione di F. Salvatorelli), “Il libro che state per leggere rappresenta una fedele resa della storia e al tempo stesso una totale ristrutturazione visiva della sua delicata architettura, una meticolosa riformulazione in un linguaggio del tutto nuovo.” Era il 26 giugno del 1948 quando la prestigiosa rivista culturale New Yorker pubblicava il racconto dell’allora misconosciuta trentaduenne Shirley Jackson, oggi considerata come una delle autrici più straordinarie del gotico americano, di cui La Lotteria è probabilmente uno dei più fulgidi esempi. Pescando dalla grande tradizione del fantastico anglosassone e adattando le paure ancestrali agli uomini del nostro tempo, l’autrice ha costruito un perfetto meccanismo di suspense e straniamento. Nel corso degli anni il racconto ha suscitato sdegno, repulsione, rabbia (eravamo nei bigotti USA degli anni ’50), ma successivamente anche una morbosa attrazione, una curiosità dissacrante, tanto da essere “riletto” attraverso la radio, il cinema, il teatro e la televisione. C’è uno short movie del regista Larry Yust, prodotto nel 1969 dalla Encyclopaedia Britannica, che andrebbe visto per dimostrare come basti la sola potenza della storia della Jackson per fare grande qualsiasi medium e versione utilizzati (https://www.youtube.com/watch?v=vQQoMCaUz5Y ). The Lottery è divenuto un classico insomma, su cui ancora oggi, a distanza di decenni, ci interroghiamo alla ricerca del suo reale significato. Da questo punto di vista non fa eccezione neanche il graphic novel, disegnato in piena adesione al racconto, del nipote Miles Hyman, il quale – troppo piccolo quando lei morì nel 1965 – se la ricorda così: “La vedo seduta su una sedia o uno sgabello nella cucina di quella che a me sembrava una sontuosa casa vittoriana nella parte alta di Main Street a North Bennington, nel Vermont. Sembra su un palcoscenico, incorniciata dal vano della porta nella penombra, mentre parla con qualcuno che non vedo”.

Il rimpianto per non averla potuta conoscere emerge in filigrana dai suoi affascinanti disegni, che non solo narrano visivamente una storia, ma vogliono anche cogliere la personalità di colei che l’ha creata, se è vero che in qualche modo chi sia veramente l’Autore emerge dall’impronta che egli lascia nella sua opera. Miles Hyman è riuscito nell’intento di restare originale egli stesso e di mantenere lo spirito del testo originale, da cui traspare la personalità irrequieta della nonna, una donna sicuramente fuori dall’ordinario. Un libro grafico da possedere per la sua bellezza, curato fin nei minimi dettagli, veramente “fantastico”, utile – visti i tempi – come lettura natalizia, una sorta di antidoto contro le smielature delle grandi feste. Perché non è vero che gli uomini sono buoni, perché dietro la facciata della vita tranquilla si cela l’inspiegabile, perché l’esistenza è un continuo soffrire, perché l’orrore è nostro quotidiano compagno. Hyman è bravissimo a rendere coi disegni il racconto della nonna Jackson in un clima di orrore crescente, che lentamente si fa avanti nell’ idillio campestre del New England. La violenza allora squarcerà il velo di apparente normalità in cui vivono uomini, donne e bambini e potrà esplodere in tutta la sua selvaggia aggressività, fino allora a stento trattenuta. I sentimenti trascolorano sui visi dei protagonisti della annuale lotteria, passando dalla apparente serenità del dì di festa all’ansia per il sorteggio, tra cordialità, indifferenza, paura e violenza. Il disegnatore, ispirandosi ai ritratti della grande pittura americana, delinea con perizia quasi metafisica corpi e volti. All’inizio dell’estate si svolge la “cerimonia” per propiziare il raccolto. Tutti si preparano, nessuno escluso, perché parteciparvi è un dovere: le messi hanno bisogno del rito. Da secoli, probabilmente, la comunità procede in questo modo. Ci si raduna in mezzo al villaggio e inizia la lotteria, estraendo dei foglietti bianchi, e solo su uno è impresso un punto nero, che toccherà al “sorteggiato”. Cosa avrà vinto? A voi scoprirlo.


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