Mimmo Lucano e le sentenze che intrecciano la politica

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Lo abbiamo già scritto sin dal suo inizio: la storia giudiziaria di Mimmo Lucano, già Sindaco di Riace, è una storia strana. Naturalmente ribadiamo, come abbiamo sempre fatto, che per noi parleranno le sentenze, quelle definitive cui ci atterremo per rispetto di uno dei più importanti poteri della Stato, emanazione della nostra carta costituzionale, ma non possiamo non evidenziare quelle che potremmo definire “stranezze temporali”, dettate dalla tempistica con cui s’intrecciano, nella vicenda, sentenze e situazioni politiche.

Di anomalie nell’organizzazione del cosiddetto “sistema Riace”, che ha avuto negli anni precedenti grandi riconoscimenti a livello internazionale, tali da far entrare lo stesso Lucano tra le 40 personalità più influenti al mondo secondo la classifica di Forbes, s’incomincia a parlare nell’estate del 2017, quando inizia la linea dura sugli sbarchi e sui richiedenti asilo, proposta dall’allora Ministro degli Interni Minniti.

Il Governo, in calo di consensi, con quei provvedimenti cercava di contrastare la martellante campagna contro i migranti organizzata da Lega e Fratelli d’Italia. Mimmo Lucano, al centro dei media di tutto il mondo per l’alternativa che il sistema Riace offre, sarebbe stato una spina nel fianco nella nuova narrazione di chiusura verso quell’invasione che, dati alla mano, non c’è mai stata. Ma i guai giudiziari veri per Lucano, arriveranno l’anno successivo, con il governo Giallo- Verde  e con un Ministro dell’Interno di nome Matteo Salvini, capo indiscusso della Lega, che definirà al suo insediamento “uno zero” il Sindaco di Riace.

Ad ottobre 2018 scatta l’inchiesta “Xenia”, per presunti illeciti negli affidamenti di alcuni appalti e per aver favorito l’immigrazione clandestina. Mimmo “’o Kurdo” viene messo ai domiciliari e successivamente, in alternativa, scatterà il provvedimento di divieto di dimora su tutto il territorio del Comune di Riace. Provvedimento che non verrà revocato nonostante alcune sentenze del Tribunale della Libertà e della Cassazione che giudicheranno eccessive alcuni dispositivi dei Tribunali competenti. Anzi per Lucano inizieranno nuove inchieste da parte della Procura di Locri.

Ora il Tribunale dello stesso centro della provincia di Reggio Calabria ha revocato il divieto di dimora, proprio nel giorno del giuramento del nuovo Governo, che ha estromesso dall’esecutivo la Lega. Naturalmente queste “stranezze temporali”, come le abbiamo definite, sono solo suggestioni, che avranno nel dibattito politico una duplice lettura: da una parte chi vuole costruire muri contro l’accoglienza, portando avanti narrazioni basate sulla paura dell’invasione e chi invece vuole costruire ponti per facilitare l’integrazione ed il dialogo.

Intanto Mimmo Lucano dichiara di essere contento del provvedimento, contento soprattutto per aver potuto riabbracciare il padre malato, rientrato da pochi giorni dall’ospedale di Catanzaro. “Continuerò a fare del bene e ad aiutare chi arriverà a Riace come rifugiato” –  ha detto e non rinuncia ad una battuta nei confronti del suo principale oppositore:”Oggi – ha sottolineato – sono tornate a casa due persone, io e Salvini”.


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