Il busto della famiglia Asta torna al suo posto

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Ritrovato il bronzo che ricorda le vittime della strage mafiosa di Pizzolungo, era stato rubato adesso è stato restituito. Intanto è arrivato il momento di chiedere verità e giustizia su quella strage e la società civile è invitata a fare la sua parte

Tanti erano stati gli appelli alla restituzione. E alla fine la pressione esercitata da più parti ha dato il migliore risultato. Gli ignoti che appena pochi giorni addietro avevano sottratto dal cortile di una scuola per l’infanzia anche il busto in bronzo dedicato alle vittime della strage mafiosa di Pizzolungo del 2 aprile 1985 , adesso lo hanno fatto ritrovare. Stamattina due operatori ecologici nel raccogliere i rifiuti sulla strada litoranea di Trapani, quella che costeggia il mare e sulla quale si affacciano diversi lidi balneari e la spiaggia libera, hanno trovato posato vicino ad un muretto un sacchetto nero, di quelli classici per lo smaltimento dei rifiuti. Uno dei due operatori ecologici nel prendere il sacchetto ha subito notato l’insolita pesantezza, guardando dentro ha visto che c’era proprio quel busto del quale era stato denunciato il furto. Subito è stata avvertita la Polizia e il busto in bronzo è così potuto tornare nella scuola alla quale appartiene, riconsegnato dagli agenti della Squadra Volante. Il fatto del furto aveva suscitato tanta indignazione, a Trapani ma non solo. Da diverse parti d’Italia tanta è stata la solidarietà e tanto il sostegno all’appello alla restituzione del busto fatto da Margherita Asta, figlia e sorella di Barbara, Salvatore e Giuseppe, le vittime della strage di Pizzolungo, di quell’attentato che il 2 aprile 1985 la mafia organizzò contro il pm Carlo Palermo, e che che fece strazio di quella famiglia che in auto si ritrovò nel mezzo tra l’autobomba al momento della deflagrazione e la blindata del magistrato che stava percorrendo la stessa strada.

Si è subito mossa l’associazione Libera pronta a contribuire con il Comune di Trapani per ripristinare quell’opera d’arte, il cui originale, quello collocato sul luogo della strage, era stato frutto del lavoro di un autorevole artista trapanese, il maestro Domenico Li Muli. E si era fatto avanti un’artista che fu collaboratore di Li Muli, il maestro Vico Guarrasi che dalla Svizzera, dove adesso abita, aveva fatto sapere si essere pronto a rifare quel busto rubato. Per fortuna non ce ne sarà bisogno. Il bronzo è tornato a scuola, dovrà essere rifatto il piedistallo per lì essere ricollocato. Il gesto era stato certamente una offesa alla memoria, al ricordo di quelle vittime della strage. Inserito in un contesto di gesti criminali indirizzati contro le scuole trapanesi. In meno di dieci a giorni a Trapani infatti i soliti ignoti hanno vandalizzato ben sei scuole cittadine, in qualcuna di queste sono anche entrati più volte, tra queste scuole anche quella dedicata ai gemellini Asta e da dove era stato portato via il busto in bronzo adesso ritrovato. Scuole danneggiate per portare via fili elettrici, dai quali ricavare rame, il prezioso “oro rosso” destinato ai mercati clandestini, ma assieme ai furti gli atti vandalici. Un tentativo per impedire la regolare apertura dell’anno scolastico fissato in Sicilia per il prossimo 12 settembre.

Un contesto preoccupante rispetto al quale sono state pronte alcune risposte, come quelle del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, dell’assessore alla Pubblica Istruzione Vincenzo Abbruscato. Ma pronto a lavorare per dare una spinta alla società civile per non distrarsi da simili accadimenti è stato il prefetto, Darco Pellos, che ha deciso di inaugurare il primo giorno di scuola facendo fare una iniziativa all’interno della scuola dedicata ai gemellini Asta, quella scuola “violata” e “offesa” dal furto del busto. Ci sarà anche Margherita Asta. La mafia si batte sopratutto a scuola, e non c’è dubbio che è questo il segnale che il prefetto Pellos ha deciso di lanciare in questa significativa inaugurazione dell’anno scolastico 2018/2019, avrà al suo fianco l’amministrazione comunale, l’associazione Libera e altre associazioni, ci sarà anche Articolo 21, con il circolo di Trapani “Santo Della Volpe”. E questa potrà essere anche occasione per ribadire che da 33 anni la strage mafiosa di Pizzolungo è ancora in attesa di verità e giustizia. Margherita Asta continua a chiedere questa verità, “noi – ha più volte ribadito – non conosciamo il perchè mia mamma e i miei fratellini di sei anni hanno avuto cancellata, distrutta, la loro vita, ma noi non sappiamo ancora perchè la mafia voleva uccidere il giudice Carlo Palermo”.

La strage di Pizzolungo è tra i misteri italiani, il tritolo usato a Pizzolungo è lo stesso utilizzato in stragi dove si dice ci sia stata la connessione tra mafia e poteri occulti, servizi “deviati”, massoneria: attentato al treno 904, dicembre 1984, attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone, 1989, strage di via D’Amelio, 1992, stragi del 1993. Falcone che si ritrovò una borsa piena di esplosivo davanti la sua villetta al mare all’Addaura, parlò a proposito degli ignoti autori di menti raffinatissime. La stessa cosa possiamo dire per Pizzolungo. Menti raffinatissime capaci di fare assolvere gli autori della strage, i mafiosi di Alcamo condannati in primo grado, prosciolti in appello e dalla Cassazione targata Carnevale, capaci di far sparire le carte, le tracce, capaci di costringere in quella metà degli anni ‘80 il giudice Palermo a lasciare la toga di magistrato. Senza che nessuno rispetto a tutto ciò in quei tempi si sia indignato e poi come poterlo fare se il sindaco di Trapani dell’epoca, Erasmo Garuccio diceva poi che la mafia non esisteva. Attendiamo che arrivi presto l’ora di riparlare di questa strage per acciuffare la verità che come dice don Luigi Ciotti “scorre per le vie di questa città “. Strage che ha visto condannati al momento quali mandanti solo il defunto Totò Riina, il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga, i boss di Palermo Bauducco Di Maggio e Nino Madonna. A far luce sulla strage ci sta provando la Procura antimafia di Caltanissetta che ha riaperto l’indagini puntando sul boss palermitano Vincenzo Galatioto ma anche sul latitante Matteo Messina Denaro che quello che rimaneva del tritolo usato a Pizzolungo lo ebbe tra le mani per consegnarlo a chi doveva imbottire di quello stesso esplosivo l’auto piazzata il 19 luglio 92 in via d’Amelio: un’altra inchiesta, quella per Pizzolungo, dove i pm nisseni pare si stiano imbattendo in un depistaggio che ricorda i depistaggi scoperti per altre indagini su delitti eccellenti. La Sicilia è questa, quella dei grandi misteri per i quali emergono sempre tante verità ma quasi mai quella giusta, e infine ci si dve accontentare solo di mezze verità. Ma adesso urge che in tanti ci si metta a urlare “basta”! Su Pizzolungo è l’ora della verità. A Trapani si chiederà rimettendo al suo posto , il 12 settembre, il busto in bronzo dedicato a Barbara, Salvatore e Giuseppe.


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