Se il sindaco usa i soldi pubblici per bonificare il proprio ufficio

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Usare quasi 1.600 euro del Bilancio comunale per bonificare la propria stanza dalle cimici messe dalla Procura. Succede in Calabria, a Guardia Piemontese piccolo centro del Tirreno cosentino noto per avere uno dei più grandi centri termali della regione. È proprio questa una delle accuse principali con la quale sono finiti in carcere il sindaco di Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti, e il responsabile dell’Ufficio tecnico Giuseppe Caruso, 53 anni nato a Cosenza ma residente ad Acquappesa. Devono rispondere di peculato, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d’ufficio e favoreggiamento personale. Si tratta di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Paola, Rosamaria Mesiti, su richiesta del procuratore capo Pierpaolo Bruni, nei confronti del sindaco e del responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune del centro del Tirreno cosentino. La misura cautelare era stata chiesta anche per un’altra persona che però il procuratore Bruni ha subito revocato appena venuto a conoscenza che la stessa si trova ricoverata in ospedale. Inoltre, risultano indagate anche altre persone sulle quali, però, vige uno strettissimo riserbo perché sono in corso delicate indagini.

L’inchiesta “Domus” è durata un anno ed è stata coordinata personalmente dal procuratore capo Bruni, che ha acceso i riflettori sulla gestione delle procedure di assegnazione di un’abitazione di edilizia popolare.

Infatti, secondo quanto accertato dagli inquirenti sindaco e funzionario si sono resi responsabili, tra l’altro, di condotte di falso strumentali all’assegnazione indebita di alloggi popolari. Ovvero alcune case popolari sarebbero state assegnate a persone che poi non risultavano in graduatoria. Ma tra i capi di imputazione a carico del sindaco e del tecnico risulta anche quello di peculato e che riguarderebbe, appunto, la bonifica della stanza del sindaco. I due avrebbero attinto a risorse pubbliche inserite nella voce di bilancio dell’Ente destinata a “Spese per opere pubbliche finanziate dalle concessioni edilizie” per pagare la bonifica di locali comunali che erano oggetto di intercettazioni ambientali disposte dalla Procura di Paola per altre indagini.

Per il gip esiste il pericolo di inquinamento probatorio soprattutto per il ruolo ricoperto da entrambi. Nell’ultimo mese sul Tirreno cosentino la Procura di Paola ha portato a segno tre operazioni nelle quali si perseguono reati contro la pubblica amministrazione proprio per fare luce sulla corretta gestione dei soldi pubblici. Un lavoro complesso al quale sta lavorando da un anno un pool di magistrati specializzato sulla normativa sugli appalti. A fine giugno l’inchiesta “Multiservizi” ha puntato i riflettori sulla gestione degli appalti da parte dell’amministrazione di Amantea e nel mirino sono finiti un assessore, il comandante dei vigili, un agente della municipale, tecnici e imprenditori. Le indagini riguardavano, tra gli altri, la gestione di lavori per servizi pubblici come la manutenzione del porto e l’appalto per la mensa scolastica. Poi l’inchiesta “Appalto Amico” con la quale a distanza di una settimana è finito in carcere il sindaco di Aieta, piccolo centro dell’Alto Tirreno cosentino, ma non in qualità di sindaco bensì di responsabile amministrativo di altri Comuni e assieme a lui la moglie che gestiva una cooperativa e il presidente di un’altra cooperativa. Per l’accusa, si tratterebbe di appalti cuciti in modo sartoriale e poi affidati in famiglia e ad amici.


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