Il sacrificio di Libero Grassi, ancora oggi il suo esempio ci ricorda che non pagare il pizzo è “questione di dignità”

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“Se capire è impossibile, ricordare è fondamentale”.
Libero Grassi fu ucciso ventisette anni fa, la mattina del 29 agosto 1991.
Era un imprenditore coraggioso e libero, come il suo nome, Libero Grassi.
Questo il testo della sua lettera con cui si rifiutava apertamente di pagare il pizzo.

“Caro estortore
Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l´acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ´Geometra Anzalone´ e diremo no a tutti quelli come lui”.

La lettera di Libero Grassi fu pubblicata in prima pagina dal Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991. Il giorno dopo davanti alla Sigma, la sua fabbrica di capi d´intimo a Palermo, c´erano carabinieri, cameramen di televisioni e giornalisti. L´imprenditore consegnò a polizia e carabinieri 4 chiavi dell´azienda chiedendo loro protezione.
Il 29 agosto venne ucciso. Ma ancora oggi non pagare il pizzo è “questione di dignità”.


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