“Bravi” e “cattivi” cittadini nell’Italia del cambiamento

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Pochi giorni fa un capotreno delle ferrovie Nord, sulla linea Milano Mantova, attraverso l’altoparlante ha annunciato: ”I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. E nemmeno agli zingari, scendete alla prossima fermata che avete rotto i coglioni”. Un passeggero, credendo di vivere ancora in un altro mondo ha segnalato la cosa. Le Ferrovie Nord hanno annunciato provvedimenti contro il capotreno. Apriti cielo! “Nessuno tocchi il capotreno!”, con queste brevi ed eloquenti parole è intervenuto il ministro dell’interno e vice primo ministro del governo italiano, il senatore Matteo Salvini, mentre il web ha invaso di insulti feroci il malcapitato che aveva segnalato l’accaduto rendendolo pubblico sul suo profilo Facebook.
E’ proprio vero, nell’Italia del cambiamento le cose stanno veramente cambiando. Nell’Italia di prima un capotreno probabilmente sarebbe intervenuto per far rispettare le norme, pagamento del biglietto, niente molestie e atti di vandalismo. Il cittadino che segnalava un comportamento non proprio corretto da parte di un conduttore di un servizio pubblico sarebbe stato considerato il classico “bravo cittadino”. Il ministro dell’interno avrebbe continuato a fare il ministro dell’interno o, al massimo, avrebbe speso qualche parola di approvazione per il “bravo cittadino” e qualcheduna di più per stigmatizzare il comportamento del capotreno. O forse non è più così? Ora di fronte a comportamenti che purtroppo, e chi li frequenta lo sa bene, fanno parte delle pene del pendolare, si sceglie un’altra via e un altro linguaggio. La capotreno razzista sfoga la sua rabbia dall’altoparlante scaricando insulti, il ministro dell’interno gli offre la sua solidarietà e, non si sa bene a che titolo – segretario della Lega”, ministro, vice premier, padre di famiglia? – minaccia addirittura chi dovrebbe fare il proprio semplice dovere nei confronti di un dipendente responsabile di un atto censurabile; il “bravo cittadino” diventa il colpevole di un comportamento semplicemente civile (e qui sarebbe troppo lungo e persino imbarazzante elencare le ingiurie che lo hanno trasformato in un mostro). Forse ora, nell’Italia del cambiamento, i “bravi cittadini” sono quelli che fanno le ronde e inseguono e uccidono un emigrante che non gli ha fatto nulla, i “bravi cittadini” sono quelli che da un balcone con un fucile ad aria compressa modificato paralizzano una bimba rom di 15 mesi, o buttano le bombe incendiarie sui campi rom, i “bravi cittadini” sono quelli che al grido “Salvini, Salvini” sparano piombini contro neri che neppure conoscono, i “bravi cittadini” sono quelli che sparano e uccidono un migrante perché raccoglie vecchie lastre per costruire un riparo, i “bravi cittadini” son quelli che in gruppo pestano un uomo solo perché ha la pelle diversa dalla loro o addirittura addestrano i poveri cani per attaccare i neri, ma solo quelli poveri.

L’elenco può continuare con una cronaca quotidiana di piccoli grandi soprusi, insulti, minacce, e infine i “bravi cittadini” sono quelli che sfogano sui social la loro livida frustrazione contro chi non la pensa come loro.
Ecco forse qui è il punto: non è più lecito pensarla diversamente da chi ogni giorno ci dice che i migranti sono galeotti, considera i rom e i sinti italiani dei “purtroppo” da tenere, da chi dice che ci vuole la castrazione chimica per i responsabili di crimini sessuali, che bisogna riaprire le “case chiuse”, da chi impone “nessuno tocchi il capotreno” razzista, e vuole imporre la sua morale bigotta anziché limitarsi a fare il ministro dell’interno e per una volta lasciare perdere un po’ i più deboli, migranti, rom, vu’ cumprà, con i quali è tropo facile prendersela e occuparsi di mafia, ‘ndrangheta, camorra, corruzione delle pubbliche amministrazioni, femminicidi e violenze familiari, anche se capisco che qui il gioco non è altrettanto facile, sonno problemi che rodono la sostanza profonda del Paese e non portano gli stessi risultati di successo tra chi ha coltiva il suo livore aspettando qualcuno di più debole da picchiare.

Se nell’Italia del cambiamento chi la pensa diversamente può subire insulti, umiliazioni, violenze verbali e fisiche certo di non poter contare sulle tutele che un qualunque Stato civile dovrebbe garantire, allora il “cattivo cittadino” che ha denunciato il capotreno razzista è l’eroe di quella parte d’Italia che forse tace ma non consente con questo tipo di cambiamento e che ora questo “cattivo cittadino” chiama a reagire con i gesti semplici del dovere civico, dell’educazione, del rispetto delle persone.


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