Se una sera guardi Il Padrino e poi pensi ai limiti e ai rischi della libertà e al diritto di conoscere e sapere…

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Un film come “Il Padrino” (“The Godfather”) lo si puo’ vedere tante volte, e non te ne stanchi. Merito di Francisco Ford Coppola, dell’autore della storia originale, Mario Puzo; dell’inconfondibile, incantatrice musica di Nino Rota;
E certamente degli interpreti: Marlon Brando,don Vito Corleone; e Al Pacino; James Caan; Richard S. Castellano; Robert Duvall; Diane Keaton; Franco Citti; Corrado Gaipa, e tutti gli altri. Cosi’ quando una rete televisiva americana l’altro giorno lo mette in programmazione, non c’e’ scelta e discussione, come perdere la versione originale, con gli attori che di volta in volta si esprimono in “americano”, in “italiese”, in “broccolinese? Le voci di Brando, di Pacino, di Duvall in originale, le loro inflessioni, gli accenti, accompagnati dalle espressioni, dai gesti, le movenze…
Si arriva a una scena clou. Don Vito Corleone ha già subito l’attentato da cui sopravvive per miracolo. Ora e’ la volta del figlio Santino. Attirato in un agguato, finisce crivellato dai colpi di mitra al casello di un ponte. Scena violenta, cruda, si conclude con un estremo sfregio di puro stile mafioso, un calcio in bocca dell’ucciso. Questa scena nel film trasmessa dalla rete americana pero’ non compare. E’ possibile che sia stata “tagliata” con il consenso dello stesso Coppola, che magari lui stesso abbia messo mano al ri-montaggio. Qualcuno, e” possibile, puo’ aver pensato che una scena come quella, che ti entra in casa con la televisione, la si poteva e doveva risparmiare. Alla storia, del resto non aggiunge n’è toglie nulla, quella scena: Santino Corleone doveva morire, vittima della sua stessa irruenza, del suo stesso agire di pancia. Perche’ e’ il figlio piu’ piccolo, Michael-Al Pacino che deve prendere in mano le redini della “famiglia”, diventare lui a sua volta “padrino”: lui, il padre lo sa bene, ragiona non in termini di sentimento o risentimento, ma di logica: cerca di entrare nella testa altrui, per capirne e anticiparne le motivazioni: “Niente di personale, solo affari”, e’ una delle battute piu’ celebri, assieme a: “Un’offerta che non si puo’ rifiutare”.
Dunque, quel “taglio”, quella piccola censura, la si puo’ capire, condividere. E pero’ ti chiedi: quanti altri “tagli”, quante altre “piccole” censure, vengono operate per altri film, altre produzioni, altri prodotti destinati alla televisione e al largo pubblico? E con quale criterio? Quello solo – come avvenuto per “The Godfather” – una scena di cruda violenza che poteva turbare qualcuno? Ma lo stesso si poteva dire per certe scene relative alla mattanza finale, quando Michael Corleone, “padrino” a tutti gli effetti, mentre battezza il figlio della sorella, provvede a eliminare tutti i suoi nemici ed avversari. Qualche scena “forte” c’e’ anche li’, eppure la “mammaria” della censura a fin di bene non e’ calata…
Ad ogni modo, piu’ in generale: sappiamo tutti che certe scene, spesso purtroppo non di finzione ma reali, in fase di montaggio vengono eliminate, giustamente “censurate”. E’ bene non trasmettere, per esempio, le scene di decapitazione da parte sei tagliagole dell’ISIS. Ci si deve per forza affidare al buon senso e al “filtro” del giornalista, della direzione del giornale; e in questo sta la differenza con la mitizzata “rete”: che spesso trasmette di tutto, di piu’, di troppo.
Il discorso regge quando si tratta di scene di violenza. Ma aperto il varco della censura “responsabile”, si corre poi il rischio che in nome di questa “responsabilità” passi anche altro, che con la voglia di non urtare la sensibilità dello spettatore, non ha nulla a che fare. Puo’ facilmente scivolare nella censura e basta, operata da qualcuno, da qualche entità che si sente in diritto e in dovere di stabilire cosa e’ giusto si sappia e cosa invece e’ meglio che non sia conosciuto. Si scivola insomma nel grande tema del diritto al diritto e del diritto umano e civile alla conoscenza. con i problemi che a suo tempo sono stati benissimo declinati da George Orwell e da Aldous Huxley.
Maledizione a “The Godfather” che ti fa venire tutti questi pensieri…
Ps.: Pare che qualcuno abbia chiesto “provvedimenti” perché c’e’ chi ha deciso di indossare una maglietta rossa. Lontano da me voler scimmiottare re Cristiano di Danimarca, pero’ penso che indossero’ qualcosa di rosso ogni giorno a venire. E’ un bel colore, il rosso. Dall’altro giorno di piu’.

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