Per un’Unione uropea della persona umana e non dell’economia e dei mercati

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La mia idea di Unione europea intesa come una società “giusta” ed equanime può essere realizzata soltanto partendo dal rispetto della dignità della persona umana. Intendere l’essere umano come fine e mai come mezzo di un ordinamento giuridico costituisce l’essenza di un progetto democratico e pluralistico di Europa dei popoli. L’ordine sociale e il suo progresso non possono non essere finalizzati a far prevalere il bene della persona umana (non del cittadino), perché l’ordine delle cose dev’essere adeguato all’ordine delle persone e non il contrario. Il rispetto della dignità umana non può assolutamente prescindere dal rispetto di quest’assioma. In un’Unione europea credibile, la politica dovrà guidare l’economia e non il contrario. Per far questo bisogna considerare il prossimo, nessuno eccettuato, come un valore, tenendo conto prima di tutto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente.

E’ questa la vera sfida dell’Europa dei popoli, elaborazione arguta del pensiero di due grandi politici: Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli. Occorre che tutti i programmi economici, sociali, culturali, abbiano come valore portante la consapevolezza del primato di ogni essere umano. Una vera idea di Unione europea in nessun caso potrà strumentalizzare la persona umana per fini estranei al suo stesso sviluppo. Per questa ragione, la sua vita, la sua cultura, la sua religione, non possono essere sottoposti a ingiuste restrizioni nell’esercizio dei propri diritti e della propria libertà. L’aspetto che intendo maggiormente rimarcare è che la persona umana non può essere sfruttata per progetti di carattere economico, imposti da qualsiasi autorità, sia pure in nome di presunti progressi della comunità nel suo insieme o di altre persone, nel presente o nel futuro. Per questo motivo è necessario riappropriarsi del “primato della politica” affinché quest’ultima impedisca ogni restrizione della libertà o comunque che ogni onere imposto all’agire personale non sia mai lesivo della dignità personale e affinché sia sempre garantita l’effettiva praticabilità di tutti diritti umani.

Tutto questo discorso, come ben sanno i miei studenti, ancora una volta, si fonda sulla visione dell’uomo come persona (e non come cittadino), vale a dire come soggetto attivo e responsabile del proprio processo di crescita, insieme alla comunità di cui è parte. Non sarà mai possibile un’Unione europea credibile se non si partirà dalle persone. A queste ultime compete lo sviluppo di quelle istituzioni politiche, economiche, sociali e culturali fondamentali in ogni convivenza che voglia dirsi veramente umana, che in nessun modo potrà essere semplicemente attesa da altri o delegata all’economia o peggio ai mercati. In questo momento in Europa la dignità e la trascendenza dell’uomo sono messe a rischio dalla sua strumentalizzazione e dall’emarginazione frutto di politiche economiche restrittive e della mancanza di lavoro che soprattutto per i giovani ingenera sfiducia nel futuro. In questa Europa: non mi piace l’abuso dei diritti umani quando questi non restano saldamente connessi al perseguimento del bene comune; non mi piace la diffusione dell’individualismo sfrenato; non mi piace come si affronta il problema dell’immigrazione; non mi piace la prevalenza degli aspetti scientifici su quelli antropologici; non mi piace la tendenza all’omologazione che rischia di depotenziare i valori democratici; non mi piace come si affrontano i problemi dell’ambiente, della difesa e della giustizia. Questi sono solo alcuni aspetti che potrebbero apparire scontati ma che non lo sono per nulla. Se l’Unione europea nel prossimo futuro non si soffermerà seriamente sulla centralità del concetto di “persona umana” ponendola alla base della convivenza sociale, l’ambizioso progetto politico dell’Unione Europea perseguito dai “padri fondatori” sarà destinato all’inesorabile fallimento.


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