Migranti: la scuola “di strada” di Termini, dove nasce l’integrazione

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Situata al civico 241 di via Giolitti, la scuola di italiano per stranieri della Casa dei diritti sociali è tra le più vecchie e frequentate di Roma. A due passi dalla stazione centrale e dal quartiere multietnico di piazza Vittorio, ogni anno accoglie più di 1400 persone da tutto il mondo. “Non siamo solo un pronto soccorso linguistico, aiutiamo i migranti a inserirsi nella società”

ROMA – “Buonasera, come state?” chiede Severine, “Sti-a-mo be-ne” scandisce la classe. Dopo un rapido appello, inizia la lezione: oggi si parla di aggettivi, di singolare e plurale. Bussano di nuovo alla porta: “Posso entrare?” chiede Nafis in uno stentato italiano, “Benvenuto” risponde l’insegnante. Situata al civico 241 di via Giolitti, questa non è una normale aula scolastica, ma la sede della scuola di italiano per stranieri della Casa dei diritti sociali. Un presidio che da circa 30 anni aiuta le persone che arrivano nel nostro paese a costruirsi un futuro, a partire dall’apprendimento della lingua e della cultura italiana. Una scuola “di strada”, con la porta che dà sul marciapiede sempre aperta e dalle aule piene, a due passi dalla stazione Termini e dal quartiere multietnico di piazza Vittorio.

Basta passare qualche ora in una di queste classi per avere la fotografia del fenomeno migratorio in Italia. Al piano terra c’è il corso base, al primo piano il corso avanzato. In ogni aula dalle 15 alle 30 persone, che arrivano da tutto il mondo: dall’ Asia all’Africa passando per il Sud America. Ci sono le comunità storiche, insediate da anni nel nostro paese. Persone che lavorano e vengono qui la sera a migliorare la lingua: dai filippini alle persone dell’Est Europa, fino a chi viene dal Maghreb o dal Corno d’Africa. E ci sono i migranti appena sbarcati, transitanti o richiedenti asilo ospitati in qualche centro di accoglienza a Roma e dintorni. Adam, 30 anni, e Rush, 19, sono tra questi. Originari del Sudan, sono in Italia da pochi mesi e mescolano qualche frase in italiano all’inglese: “Vogliamo imparare bene a parlare, per farci capire”, dicono. Tramite il passaparola sono approdati qui, per la prima lezione. “Quando arrivano da noi per la prima volta gli facciamo un’intervista per compilare la loro scheda – spiega Augusto Venanzetti, ex sindacalista Cgil in pensione, ora responsabile e insegnante della scuola -. Cerchiamo di capire che storia hanno alle spalle, cosa gli è successo e… Continua su redattoresociale


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