Querele temerarie, precarietà e retribuzioni. Le sfide di Carlo Verna, neo presidente Odg

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“Il Giornalismo ha una funzione sociale estremamente rilevante per il Paese e per la qualità della vita degli italiani. Ci sono temi prioritari: in primis difendere i giornalisti, tutti hanno diritto a vivere senza il peso delle minacce, ma quando si minaccia un giornalista si minaccia lo Stato, la funzione sociale che ricopre. La scorta mediatica, che noi fortemente promuoveremo, non è al giornalista, ma al cittadino come diritto ad essere informato, una scorta alla democrazia del Paese. Non a caso sono onorato e ho fortemente voluto che la prima intervista me la facesse un collega come Paolo Borrometi, a cui mi lega amicizia autentica e profonda stima”. Ha le idee ben chiare ed un grande carico di aspettative il nuovo Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna.

Alla fine dei tre giorni che lo hanno eletto con un’ampia maggioranza (al primo turno), Verna parte da temi condivisi e da istanze reali del mondo degli iscritti all’Ordine. “Ci vuole il coraggio di cambiare – spiega -, questa tre giorni è stata difficilissima e sono particolarmente orgoglioso, ad esempio, di aver portato per la prima volta una donna come vicepresidente, una scelta fondamentale”.

Verna, ha la barra dritta al centro del cuore del problema: querele temerarie, ma anche precarietà e retribuzioni. “Sulle querele temerarie bisogna intervenire tutti quanti insieme ad una voce: Ordine, Fnsi, perché quando si va in una sede politica e si parla a più voci affermando cose diverse, solitamente l’interlocutore cancella il tema dall’agenda e certi aspetti non possono più attendere. Dobbiamo affermare subito dei concetti, come quello che le leggi dello Stato si rispettano. La legge 150, ad esempio, quella sugli uffici stampa non è stata rispettata ed io in questi casi farò il furioso”.

Per il neo presidente, “nessun rimpianto crepuscolare per ciò che in passato non è stato fatto, guardiamo al futuro, tutti insieme”. Fondamentale sarà fare squadra con “il coordinamento degli Enti, è un interesse unico, dei giornalisti e del giornalismo”.

Nessun rimpianto, ma su certi temi come precarietà e retribuzione Verna non nasconde l’obbligo “per l’Ordine di fare un’autocritica e ripartire. Si doveva capire che qualcosa stava cambiando e già la legge del 63′ era insufficiente. Se l’albo è diventato di oltre 100mila iscritti, c’è una riserva importante che mette in condizione l’editore di fare ciò che vuole ed il sindacato in difficoltà”. Insomma, “prima cosa da fare è la riforma, seconda cosa la riforma, terza cosa la riforma. Sono solo preoccupato – spiega Verna – dei tempi, visto che dovremo aspettare perlomeno la primavera dell’anno prossimo a causa del rinnovo del Parlamento. Metterò a lavoro la Commissione Riforma per abbreviare i tempi ed arrivare, a maggio 2018, con una proposta reale e condivisa. Già nel corso della prossima campagna elettorale, comunque, andremo a chiedere un impegno a chi si candida nel fare attenzione a questo tema, considerandolo fondamentale per la qualità della democrazia”.

Nelle parole di Carlo Verna c’è spazio per un’ulteriore innovazione, un cambio di passo per un Ordine che non può essere uguale o parlarsi addosso. “L’ordine dei giornalisti deve, per la funzione sociale che svolgiamo, essere un’agenzia culturale in questo Paese, favorire il dialogo. Ritengo di avere il dovere di promuovere il dialogo fra chi la pensa diversamente, che poi è lo spirito dell’Articolo 21 della costituzione”.

Ed è proprio ad Articolo21, associazione di cui Carlo Verna è uno dei soci fondatori insieme a Beppe Giulietti e Barbara Scaramucci, che il neo presidente dedica il pensiero conclusivo: “Un grazie di esistere ad Articolo21”.


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