“Misericordia all’opera”: la lezione solidale di Milano

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“Misericordia all’opera” racconta la vita quotidiana e straordinaria di Don Colmegna, dei suoi operatori, ma ancor di più dei poveri che arrivano a Casa della Carità. Offre uno sguardo, attraverso testimonianze ed interventi, sulla città di Milano vista dalla parte dei più poveri e su sprazzi di umanità e vera e propria misericordia. L’amore per il prossimo, l’amore fraterno esagerato, che dimentica colpe e peccati ed insiste e persevera, è il filo conduttore che lega commenti alle scritture, storie di vita, interventi sull’attualità. In occasione del Giubileo della Misericordia, fortemente voluto da Papa Francesco, Casa della Carità racconta come essa abbia cambiato chi la frequenta: si spazia dall’homeless Paolo al “nonnino marocchino col passato da acrobata, ai detenuti che vi fanno volontariato e così cominciano un percorso di reinserimento nella società, al cardinal Martini che l’ha voluta e fondata.

Emerge l’approccio che parte dai singoli e dalle persone anche nella scelta di non replicare altre “case della carità”, ma di valorizzare doni e carismi sostenendo e suscitando dialogo ed accoglienza: è questo il caso dell’ospitalità ai profughi presso la parrocchia di Bruzzano che ha coinvolto parrocchiani e cittadini di quella zona per dare una casa temporanea ai profughi, soprattutto siriani ed eritrei, che fuggono da guerra e povertà e che “Casa della Carità” ha sostenuto mettendo a disposizione la propria professionalità. Dallo sguardo sui singoli chiamati per nome, dalle esperienze di coinvolgimento sociale nasce una prospettiva sulla società e sulla politica che si ritrova negli interventi per segnalare le mancanze relative soprattutto al sistema carcerario, che troppe volte non riabilita, fino al sistema del welfare, spesso lontano ed impersonale. Sono esortazioni e critiche puntuali, ma legate da una visione complessiva sulla città come luogo di fraternità. Questo libro è uno spaccato imprescindibile della storia recente di Milano, narrata da chi ha lavorato alacremente per riannodare i fili usurati delle relazioni sociali, della conoscenza e della fiducia nel prossimo, un invito a mettersi in gioco per portare avanti una misericordia che sappia “riconoscere chi e cosa in mezzo all’inferno non è l’inferno e dargli spazio”.


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