Amnesty e Italians for Darfur: in atto deportazione di massa di migranti verso il Sudan

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Erano arrivati a Ventimiglia dal Sudan, dopo una lunga traversata in mare, con la speranza di attraversare il confine italiano e raggiungere familiari e amici in Francia e nel Regno Unito. Ieri, in 48, sono stati imbarcati su un volo da Torino a Khartoum per essere rimpatriati, contro la loro volontà.
Il loro sogno di un futuro migliore, lontani dai soprusi e dagli orrori che si consumano nel loro Paese nell’indifferenza della comunità internazionale, si è infranto contro il muro degli accordi tra i ministeri dell’Interno di Sudan e Italia per il rimpatrio di quegli immigrati non in grado di fornire elementi per poter accedere alla ptotezione umanitaria.
Sono atterrati da poche ore nella capitale sudanese, città che molti mesi fa avevano lasciato alla ricerca di una vita migliore altrove, dove i propri diritti fossero garantiti.
Sulla vicenda ha presentato un’interrogazione urgente il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani a Palazzo madama.
per chiedere chiarimenti a proposito del fatto che si stanno rimpatriando dall’Italia decine di migranti sudanesi senza che vi sia alcuna garanzia sulla loro incolumità.
Come testimoniano i report delle organizzazioni che seguono il Sudan, tra cui Italians for Darfur impegnata da tempo nella tutela dei profughi fuggiti dalle violazioni e dai soprusi del regime di Omar al-Bashir,  i diritti umani non sono garantiti in alcun modo. Motivo per cui, nell’ultimo anno, molti cittadini di quel paese hanno chiesto protezione all’Italia e all’Europa, ottenendola nel 60% dei casi.
“Alla luce del grande sforzo fatto per accogliere e tutelare i profughi e i fuggiaschi che attraversano il Mediterraneo – ha evidenziato al riguardo Manconi – non possiamo correre il rischio di rimpatriare nessuno senza adeguate garanzie sulla sua vita. Fosse anche una sola persona. Chiedo, di conseguenza, che la situazione individuale di tutti i cittadini sudanesi destinati a essere rimpatriati venga riesaminata col massimo rigore”.
Anche Amnesty international ha espresso preoccupazione per l’operazione in atto affermando che “l’Italia sta deportando queste persone in un paese dove alcuni gruppi corrono un rischio concreto di gravi violazioni dei loro diritti umani, sulla base di un accordo di riammissione il cui contenuto non è chiaro”.
L’associazione ha anche chiesto chiarezza in merito all’accordo di riammissione recentemente stipulato tra il governo italiano e quello sudanese e in particolare alle garanzie a tutela delle persone riammesse. Amnesty, come Italians for Darfur, si oppone a qualunque rimpatrio di persone originarie del Darfur verso il Sudan,  dove rischiano persecuzioni, repressioni brutali e altri gravi abusi.
Secondo il diritto internazionale, l’Italia ha l’obbligo di non trasferire persone verso paesi dove corrono un rischio concreto di gravi violazioni dei loro diritti umani (conosciuto come obbligo di non-refoulement).
Proprio per questo Amnesty e Italians for Darfur parlano di vera è propria deportazione autorizzata dalle autorità italiane.
“Questi 48 cittadini sudanesi, denuncia l’associazione che da anni si occupa di sensibilizzare sul conflitto in Darfur e supporta la comunità dei rifugiati sudanesi a Roma, dopo essere stati rastrellati da Ventimiglia e portati in un centro di identificazione sono stati espulsi e, ieri, imbarcati su un volo partito alle 12.45 dall’aeroporto di Torino e diretto a Khartoum, Di loro non sappiamo altro ma sappiamo che il Sudan è un Paese dove i diritti umani vengono sistematicamente violati e dove queste persone, in particolare, potrebbero rischiare le proprie vite”.


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