MS13 o Muerte

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Potrebbe sembrare uno slogan tratto dal un film western d’altri tempi, ma non è così. La frase è una parte importante del giuramento che i nuovi affiliati devono fare, prima di essere ammessi nella gang salvadoregna, alla quale saranno legati fino alla morte.
La sigla sta per Mara Salvatrucha: mara significa ‘gruppo’; salva indica il Paese d’origine – ‘El Salvador’ – e trucha ‘furbo’. La MS-13 nasce negli Stati Uniti, a Los Angeles, negli anni 80 dagli immigrati che scappavano dalla guerra civile in Salvador.

Come ogni organismo para-militare (non molto diverso dalle nostre mafie), la ‘pandilla’ si suddivide in ‘cliche’, ognuna delle quali ha un capobastone, un ‘ranflero’; che ha potere di vita e di morte sugli iniziati, perché non si esce da una gang latina, se non da morti.

Ho investigato per diversi mesi sul fenomeno delle bande sudamericane a Milano, incontrando molte difficoltà: paura, diffidenza, omertà ed indifferenza. E’ certo che molti quartieri di Milano sono controllati da queste bande, armate, agguerrite e violente, che si scontrano brutalmente per il controllo del territorio, rapine, pizzo e spaccio di stupefacenti che viene gestito dai marocchini, i quali devono pagare una quota alle bande per “lavorare” sui territori da loro controllati.
La paura di parlare (per timore di essere uccisi ndr) è il sentimento più forte che prevale in via Padova, a Milano. Una città multietnica e multiculturale all’interno di Milano, dove prevalgono regole e codici non scritti, ma rispettati da tutti i residenti, non solo dalle bande sud americane. Nessuno ha voluto che fotografassi, riprendessi o registrassi le conversazioni, la paura di violente ritorsioni è palpabile. Le risposte mi vengono sussurrate, per timore di essere ascoltati da qualche informatore delle bande.

Nessun nome, nessuna vera indicazione che mi potesse permettere di identificare i palazzi dove vivono alcuni appartenenti alle bande con le loro famiglie. Molti colleghi della televisione e dei giornali si sono occupati di questi recenti fenomeni sociali, hanno intervistato in chiaro, alcuni appartenenti dell’MS 13 riuscendo a realizzare servizi che oggi credo impossibili da fare. Un giovane di circa trent’anni, salvadoregno, un personaggio ai vertici dell’MS 13, ha commesso l’ingenuo errore di parlare con i giornalisti.

Dopo alcuni mesi è andato per vacanza nel suo Paese; non è riuscito a fare più di 10 passi fuori dal terminal dell’aeroporto che è stato assassinato senza pietà a colpi di pistola. I preti che operano nelle zone controllate dalle bande di Milano, non parlano, temono di essere ammazzati senza pietà alcuna. Anche un prete di Genova, da me interpellato telefonicamente, per incontrare esponenti delle bande presenti a Genova Sampierdarena, si è reso immediatamente irreperibile e non sono più riuscito a contattarlo.

L’MS 13 dimostra di essere la più pericolosa e sanguinaria “famiglia”, che ha sostituito quella naturale, incapace di cogliere, insieme alle Istituzioni, ai Servizi Sociali ed alle Scuole, il disagio, l’inadeguatezza e le difficoltà di inserimento sociale dei preadolescenti latino-americani. E’ stato fatto il possibile o vi sono colpe soggettive se oggi sono presenti in molte città del nord Italia gruppi di giovani che non hanno rispetto alcuno per la vita umana?

Le ramificazione dell’MS 13  seminano il terrore a Milano. Essa è in stretto contatto con le due bande fondatrici, quella di Los Angeles e quella di El Salvador. Se qualcuno parla o fa uno sgarro a Milano, è certo che questi verrà ucciso al rientro nel suo Paese natio. Uno stato di paura perenne, con il quale i cittadini latino-americani hanno imparato a convivere, accettandolo come una malattia incurabile, che li “divora” lentamente, incapaci di affermare individualmente il diritto ad esprimere la propria opinione, la propria indignazione e la protesta civile, perché in ballo c’è molto più del diritto individuale: c’è in gioco la propria vita.


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