Pakistan, orrore nel parco pubblico di Lahore

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Di che cosa soffri? Dell’irreale intatto dentro il reale devastato.
(René Char) 
Il poeta René Char credeva che fuori “dalla poesia e dai suoi versi appassionati” bisogna stare attenti alle parole che si scrivono, sceglierle oggi per raccontare l’istante di morte che spezza le voci di pura gioia di madri, padri e di creature che non toccano terra con i piedi su altalene di meraviglia mentre festeggiano la Pasqua in un parco pubblico di Lahore nel Pakistan centrale, è un dolore d’impotenza a cui è impossibile sottrarsi.
Perché è spaventoso scrivere di un mondo in cui non si respira più umanità, perché la belva -identificata come Yousuf Farid nato l’1 gennaio 1988 e residente a Lahore- che ha ucciso 72 persone tra cui 30 bambini e ne ha ferite 359, colpevoli di religione cristiana, era semplicemente un uomo.
Un uomo con una promessa vacillante di paradiso, fatto a immagine di Odio, questa è la realtà crudele di rivolta e di pietà che ci deve attraversare, fratelli liberi e uguali, oltre il gusto dell’ipocrisia e delle lacrime di circostanza la vera misericordia deve sradicare via muri reali e immaginifici e collocarci sempre accanto a coloro che soffrono senza limiti di cultura o credo.
Uccidere è il primo comandamento della religione scritta dal messia uomo, in nome del Signore è una postilla che rimuove il peccato.

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