Devo vincere la paura di pensare

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Maledetta Francia. Spiega Ilvo Diamanti che il 50% degli intervistati Demos ritiene che gli attentati del 13 novembre abbiano punito la Francia “colpevole di partecipare ai bombardamenti in Siria e in Iraq”. Dicevano la stessa cosa, per giustificarsi con le vittime prima di ammazzarle e di ammazzarsi, i kamikaze del Bataclan. Il loro messaggio fa proseliti, ma è una menzogna. Quali che siano stati gli errori ora di Hollande e prima di Sarkozy, e per quanti pregiudizi noi si possa nutrire nei confronti della Grandeur ritrovata dalla Francia.

Devo vincere la paura di pensare, si dice, tenendosi stretto, l’uomo disegnato da Altan. In un bellissimo articolo su L’Unità di ieri, Alfredo Reichlin ha scritto: “L’Isis sta cercando di destabilizzare con il terrorismo il modo di vivere della sua gente,di pensare se stessa nel mondo,di quella straordinaria realtà che è l’Europa. Questa è la posta in gioco. È enorme” Quando il 43% dei sondati Demos si dice disposto a evitare viaggi all’estero, il 46% manifestazioni e luoghi pubblici, e una larga maggioranza pensa “a chiudere le frontiere” c’è da temere che la propaganda terrorista possa ottenere il suo scopo, sulle ali della paura che alimenta ansia e del sensazionalismo dell’informazione.

Un terrorista piccolo piccolo. Massimo Gramellini prende a prestito il titolo di un vecchio film di Monicelli, “un borghese piccolo piccolo”, per raccontare Abaaoud. “La mente” della carneficina del 13 novembre. Ebbene scorrendo le foto del suo telefonino, “le prime immagini, postate qualche anno fa, ritraggono auto di lusso e donne nude a cavalcioni di una moto. Desideri identici a quelli di un frequentatore del Billionaire, ma lontanissimi dalla realtà di un ragazzotto senza né arte né parte, che gli amici di allora definiscono «un piccolo coglione», in cerca di qualcuno che lo guardi e gli dia importanza. L’Isis è quel qualcuno”. Non diversa la storia per immagini di Hasna, la donna che a St Denis ha gridato “aiutatemi, non è il muo uomo” prima di farsi saltare. Salah, quello che i giornali chiamano “il super latitante”, secondo me è solo un uomo in preda al terrore, che non se l’è sentita di darsi la morte e ora teme la vendetta dell’Isis più della polizia francese. Solo “sfigati” (Gramellini) , che la nascita, tra Siria e Iraq, di un non-stato, sede di un non-diritto, ha trasformato in macchine di morte.

La loro forza è la nostra debolezza. Scrive Reichlin: “L’Europa è tante cose. É il Papato ma è anche l’Impero, è l’Illumismo ma anche l’Olocausto”. L’Isis vuole riportarla al tempo delle Crociate o dell’infamia -la consegna ai nazisti degli ebrei romani-, perchè solo così potrà pretendere che sia legittimo e sensato il ritorno alla barbarie e al medio evo che vuole imporre ai musulmani. Giannelli disegna un barcone pieno di profughi. “Ci sono giovani europei che hanno aderito all’Isis”, dice uno dei dannati, l’altro risponde: “Che Allah ci protegga”.

Financial Times e Le Monde spiegano i fallimenti dell’intelligence. Troppe informazioni senza i mezzi di analizzarle, ogni paese con i suoi metodi, la collaborazione tra i servizi affidata a rapporti soltanto bilaterali. “In Siria 6 volte, poi la strage”, Corriere. Passavano e ripassavano dalla Turchia, paese della Nato, qualcuno dall’Italia, si coordinavano in Belgio, per colpire in Francia. L’Europa ancora non c’è.

Maledetta guerra, titola il manifesto. Sì, maledetta! Maledetto chi commercia armi, ha detto Francesco. Ma se l’Europa fosse, come è stata e dovrebbe essere, “il luogo dove si sono affermati i diritti dell’uomo e dove è nata l’Idea del progresso”, non potrebbe negare aiuto a Curdi e Yazidi, sciiti e sunniti per bene, contro cui il “gruppo stato islamico” conduce una guerra spietata. Ci vorrebbe, però,  un’altra europa. In grado di “favorire (sempre Reichlin) l’avvento di una società più inclusiva e di un nuovo pensiero umanistico (l’uomo prima del mercato)”.

Il resto è noia. “Nuovo agguato a Berlusconi”, il Giornale, per aver pagato le Olgettine affinché mentissero. Renzi vuole banchetti in piazza del Pd per spiegare la sua linea. Stefano Folli denuncia una “disfida dal profilo basso tra Renzi e 5Stelle”. Fanno sfoggio l’uno e gli altri -spiega- di prudenza e non intendono farsi trascinare in “avventure” dalla Francia. Basta capire se è saggezza o incertezza.

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