Niente veti ma niente pasticci. Il caffè

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“Sulle riforme non acettiamo veti”. Caro Renzi, perchè parli sempre di riforme come se fossero un tele pacco e non dici mai quale sia il senso di queste riforme? E perché le vuoi a ogni costo? Se permetti, provo a dirtelo. Stai portando l’Italia verso un premierato assoluto.In una forma più brutale di quella voluta a suo tempo da Berlusconi e bocciata da un referendum popolare. Infatti, dopo elezioni con l’italicum, l’unica cosa certa è che avremo un premier. Non importa quanti italiani avranno votato nè quanto esiguo sarà stato il vantaggio sul candidato sconfitto. Questo premier controllerà 340 deputati su 630, alla Camera. 100 li avrà selezionati personalmente come capilista, 130 li avrà ripescati grazie alla sua vittoria nel ballottaggio. Ai 110 restanti, eletti con la preferenza, ci penserà l’apparato di partito, che non dovrebbe avere difficoltà -anche grazie al doppio voto di genere- a promuovere i meno sgraditi al capo. Una falange spartana.

Il governo del premier scriverà le leggi e se le approverà Lo so, succede già oggi, ma dalla prossima legislatura diverrà norma scritta nella pietra. Le minoranze saranno disperse e frammentate perché basterà il 3% per ottenere uno strapuntino in Parlamento e, con pluricandidature e qualche volto noto, quella soglia minima risulterà scalabile per molti. Le minoranze presenteranno interpellanze e interrogazione, alle quali il governo risponderà a fine settimana, con i trolley già nello spogliatoio e i biglietti nelle tasche del deputati.

Bene, bravi, bis: solo 100 senatori. È stato questo, un colpo di genio, non so se tuo o di Maria Elena. Chiti, Tocci, Mineo, Mucchetti proponevano di ridurre a 150 il numero dei senatori e a 350 quello dei deputati. La maggioranza ha preso la palla al balzo: solo 100 senatori, ma i deputati restino 630. Così i senatori diventano irrilevanti persino nelle votazioni comuni. E poi chi saranno questi 100? Nel testo attuale si prevede che siano consiglieri regionali scelti con criterio proporzionale. Da chi? Dai partiti locali, che si riuniranno per dividersi la torta. Il famoso lodo (presunta mediazione) Boschi-Finocchiaro prevede, invece, che siano direttamente gli elettori della Regione a votare sia i consiglieri semplici che i consiglieri senatori, inseriti, questi, in un apposito listino. Inseriti da chi? Dal segretario del partito.

Per il Capo dello Stato, quorum di tre quinti dei votanti. E neppure con il premio, la maggioranza controllerà i 3/5 dei grandi elettori. Potrà, tuttavia, far votare a oltranza. Fino a quando una sessantina di deputati dell’opposizione non avrà capito l’antifona e, per non sfidare l’ira dei giornali e delle televisione, deciderà di fare due passi in piazza Navona. Il quorum va giù, la maggioranza elegge: Les jeux sont faits. Un Presidente della Repubblica sotto influenza del premier nominerà poi un terzo dei giudici costituzionali. A un altro terzo ci pensa Parlamento. Addio contrappesi. Così rischia di crollare l’intero edificio costituzionale. Per 5 anni un uomo solo resterò al comando.

Ma Renzi non è un dittattore. Lo so, Matteo, vuoi il potere il potere per te, ma per svegliare l’Italia. Il problema è che non sei de Gaulle, non hai un’ispirazione, mai un’idea originale. Improvvisi su tutto: dai migranti alla crisi greca, dalla guerra in Libia al funerale delle tasse sulla casa. Vai a fiuto. E nessuno ti avverte dei possibili rischi perché hai scelto collaboratori modesti, che fai camminare sempre un passo dietro, come fai anche -e non dovresti-con la Adele Landini quando la porti a un vertice. Ti fidi solo del tuo senso per la politica. Non vuoi governi di coalizione -Alfano è imbedded- perché ti piace concocare il governo senza OdG, e scalavalcare i ministri con i dirigenti dei loro ministeri. E  tacitare tutti con una rete di tweet e veline preventive, amplificati da pasdaran e retroscenisti del #céchidice(sempre)sì. A Renzi.

Ecco perchè il mio non è un veto, ma un appello accorato Fermiamoci, discutiamo davvero, prima di fare un pasticcio costituzionale.

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