L’Eni rinuncia alla querela contro Report, ma che succede per le altre querele temerarie?

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Nonostante la vulgata generale, una buona notizia, in tema di informazione, è una notizia e merita anche un pezzo di rilievo. In questo caso viene dal fronte delle querele temerarie, quegli strumenti sempre più utilizzati per intimidire, in molti casi terrorizzare, cronisti ed editori che vogliano raccontare fatti non edificanti su aziende, imprenditori, politici, amministratori, fatti non necessariamente di natura privata, ma anzi che quasi sempre hanno rilevanza per l’interesse pubblico se non per la magistratura.

L’Eni sta chiudendo in questi giorni l’accordo con la Rai per ritirare la querela presentata contro la trasmissione di RaiTre Report, all’indomani della messa in onda dell’inchiesta “Ritardi con Eni”, che raccontava nei dettagli la gestione del gigante energetico pubblico, i metodi per ottenere all’estero contratti e concessioni e i rapporti con il governo Berlusconi. La responsabile del programma Milena Gabanelli, l’autore del servizio Paolo Mondani e i dirigenti del Servizi Pubblico radiotelevisivo si erano visti recapitare una querela per danno d’immagine con l’esorbitante richiesta di 25 milioni di euro di risarcimento.
Un boomerang per Eni, che fu sommersa dalle critiche dei cittadini, mentre la campagna di raccolta firme a difesa di Report e della Gabanelli lanciata da Articolo 21 raccolse in pochi giorni oltre 130mila adesioni. Una iniziativa che non si fermò alla pura solidarietà, ma arrivò in Parlamento con una proposta di legge per fermare le querele temerarie. Peraltro, anche sull’onda di quella campagna, nella primavera 2013 il nome di Milena Gabanelli entrò nella rosa dei candidati al Quirinale proposta dai Cinquestelle.
Ora, ed è certo positivo, Eni e Rai si sono accordati per chiudere la vicenda, facendosi carico ciascuno delle pure spese dei propri legali. Questo però non cambia l’emergenza che travolge ogni giorno testate grandi e piccole e mette a tacere tanti, troppi cronisti, magari anche freelance, senza editori dietro le spalle o con editori che devono fermarsi anche alla semplice idea di dover affrontare le spese di un avvocato, perché questo significherebbe sacrificare i magri introiti. In tanti solidarizzano con colleghi minacciati dalle criminalita organizzate, ma quasi nessuno alza la voce quando la minaccia prende la forma neutra del ricorso in tribunale.
Ci aspettiamo quindi che questa buona notizia serva da traino per un’altra buona notizia, e cioè che il nostro Parlamento partorisca finalmente una buona legge contro le querele temerarie, evitando quelle formule ridicole finora elaborate che non frenano proprio nessuno e magari, invece, prendendo ad esempio, come ha ben auspicato oggi Repubblica nella sua pagina economica, la liberista Gran Bretagna che pretende, da chi voglia depositare una querela temeraria con richiesta di risarcimento, il preventivo deposito di una cauzione adeguata a quanto preteso. Forse persino la potente Eni dai bilanci miliardari avrebbe rinunciato, dovendo tirar fuori 25 milioni, con il rischio di perderli se il giudizio gli avesse dato torto. sarebbe un bene per il diritto a informare ed essere informati e anche un alleggerimento per i nostri intasatissimi tribunali e quindi un risparmio per il bilancio dello Stato.

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