Cara Monica Maggioni, ora puoi fare la Bbc

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Sul nuovo Cda della Rai si è letto di tutto e di più: confusi decaloghi che mescolano ruolo del servizio pubblico, contenuti dei programmi e legge di sistema. “Un goal sbagliato a porta vuota”, la definizione più azzeccata. Scrivere di radio e tv è facile, farle è un po’ più complicato. Anche i neo consiglieri si sono dati un gran daffare rispolverando il maestro Manzi, i varietà degli anni 60 e 70, c’è chi si è spinto fino agli indimenticabili 80. Freccero ha proposto un improbabile programma con Grillo e Celentano, Diaconale ha risposto chiedendo per il comico ligure l’applicazione della par condicio. Maggioni e Campo Dall’Orto hanno cento giorni di reale autonomia, poi l’idillio finirà, il partito Rai, quello che si sta mimetizzato sperando in qualche poltrona, se deluso si ricomporrà e scatenerà i politici di riferimento.

Il ruolo del servizio pubblico che andrebbe ridefinito in previsione della scadenza a maggio 2016 (legge Gasparri) dell’accordo con lo Stato per la Concessione, in attesa che la nuova legge venga approvata (dicembre 2015?) in cui è previsto il rinnovo della Concessione ogni 5 anni. L’articolo 4 prevede che una fetta del canone andrà all’emittenza locale “per la funzione di pubblico interesse svolto”, una critica esplicita alle sedi regionali, lì il nuovo vertice dovrà metterci mano ridisegnando: ruolo, competenze e costi. Poi andrebbe applicata la Direttiva europea di Concessione che prevede lo scorporo del canone dalla pubblicità con due contabilità ben distinte, mantenere una società mista obbligherà la Rai a rimanere “organismo di diritto pubblico” con le relative limitazioni che le impediscono la partecipazione alle regole della libera concorrenza. Il duo Maggioni-Dall’Orto dovrebbe lavorare sul governo portando come modello la tv di Stato inglese, così cara a Renzi: da una parte la Bbc con solo il canone, dall’altra Channel 4 finanziata dalla pubblicità e dall’attività commerciale.

Da il Fatto Quotidiano di mercoledì 12 agosto


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