E se il migrante diventasse un vantaggio per la comunità?

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La reazione dei residenti di Quinto di Treviso o Casale San Nicola è puro panico da invasione. Alla fine il messaggio di Salvini e camerati è passato. Ma c’è anche da denunciare la totale mancanza di organizzazione per l’accoglienza dei migranti.

Non si può arrivare in un piccolo centro e mettere i residenti davanti al fatto compiuto. Ci vuole informazione e organizzazione che disinneschi la paura e la presenza di volontari e funzionari pubblici, che diano la sensazione del controllo della situazione.
Purtroppo la carenza di comprensione della migrazione,  limita la risposta al mero alloggiamento.
Occorrerebbe invece un piano nazionale di accoglienza e integrazione, frutto di azioni coordinate delle istituzioni centrali e locali, con interventi di “scambio” di accoglienza e formazione con lavoro sociale a favore delle comunità ospitanti, con l’affiancamento di associazioni di volontariato affidabili.
Forse con un’intelligente azione di reciproco vantaggio, le comunità passerebbero dall’ostilità all’apertura. Perché vedrebbero il soggiorno dei migranti abbinato alla bonifica di un campo, alla pulizia di un sentiero, alla potatura degli alberi del parco, all’accompagnamento degli anziani, alla riverniciatura della cancellata della scuola…
Ma ci vuole organizzazione: la cosa che riesce peggio agli italiani.

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