Quante vittime servono ancora all’Europa?

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Nelle prossime ore parlerà la cronaca dell’ultimo naufragio nel nostro mare. Si annuncia come la peggiore delle tragedie dell’immigrazione mai assistite – perché a viverle sono altri – da quanto l’Italia e l’Europa sono diventate per i disperati di quello che chiamavamo terzo mondo una specie di America dei primi del ‘900. Il conto dei morti sfiora, supera o si avvicina a 700 persone, ma è ancora teorico. Ancora una volta ci commuoveremo, sentiremo commenti e buoni propositi di una politica sfiancata dal duello tra il fastidio di quelle morti assurde e il fastidio di avere “in casa” persone così diverse da noi, così lontane per abitudini, storie di vita, assuefazione al sopruso, alla violenza e alla morte che non fa mai notizia anche quando colpisce i più fragili. Purtroppo ancora una volta l’Europa ci lascerà praticamente soli a contare quei cadaveri, magari metterà in mare una parvenza di presenza, qualche mezzo, qualche soldo per poi continuare a osservare il fenomeno come si trattasse di un fatto naturale, una subsidenza del terreno o un’eruzione controllata. Quanti morti servono ancora perché un continente che si è dato regole comuni, un’unica moneta e un parlamento si decida a muoversi? Il tema non è politico, è più alto: è umano. Se la politica non interviene quando gli interessi in gioco sono la vita di persone quando lo fa? Da soli possiamo solo raccogliere vittime e sopravvissuti, approntare una grande contrizione e prepararci alla prossima tragedia. Quando la politica è fragile, e quella europea lo è quando si esce da regole monetarie e conteggi su spread, serve ancora a qualcosa se non assicurare buoni stipendi a un esercito di pendolari tra Strasburgo e Bruxelles? Nelle prossime ore ci diranno se erano davvero in 700 su quel barcone sbandato e rovesciato ma anche fossero 7, e non cento volte tanto, quanto tempo serve ancora a questa Europa per diventare trovare se stessa? Potrebbe essere la prima volta che nazioni diverse, in guerra per secoli tra loro, si danno un compito utile a qualche essere umano che non lavora in una banca.


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