Parole che istigano all’odio razziale. E’ lecito replicare?

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Il 12 novembre a “La Zanzara”, uno degli appuntamenti più importanti del palinsesto quotidiano di Radio 24, si parla di rom. Uno dei temi su cui – sui media tradizionali e su quelli nuovi – è frequente imbattersi in  espressioni violente e fondate su un vero e proprio odio nei confronti di persone giudicate mai nella loro individualità ma sempre come categoria: i rom, appunto. Più spesso, gli zingari.

Come ricostruito da Stefano Pasta nel suo blog su Famiglia Cristiana (http://www.famigliacristiana.it/articolo/alla-zanzara-fare-dei-rom-cibo-per-maiali.aspx), l’ascoltatore Giorgio da Genova auspica “lo sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini”. Chiede, il conduttore Cruciani a Giorgio, “se veramente vuol fare dei rom mangime per gli animali”. Risposta secca: “Un campo di concentramento, un autocompattatore, da una parte entrano zingari, dall’altra esce mangime per maiali”.

Il 20 novembre, la trasmissione ritorna sull’argomento. Lo spunto – racconta sempre Stefano Pasta – è una “battuta” su Facebook del sindaco di Concamarise, Cristiano Zuliani, che commentando le parole della presidente della Camera Boldrini sull’opportunità di valorizzare i rom, afferma che i rom vanno “termovalorizzati”. Insomma, i rom sono rifiuti e il sindaco ribadisce il concetto in diretta radio.

Sulla pagina Facebook de “La Zanzara” decine e decine di utenti rilanciano le tesi dell’ascoltatore Giorgio e del sindaco Zuliani. Ogni giorno, migliaia di persone ricorrono a un vocabolario ingiurioso, minaccioso, violento, xenofobo: lo fanno a commento di un post, intervenendo in diretta in un programma radio o tv, scrivendo sui loro profili Facebook o su quelli altrui.
Il paradosso è che quel vocabolario viene giustificato in nome della “libertà d’espressione”, intesa senza alcun limite.
In Italia pare ormai che la “libertà d’espressione” sia patrimonio non di minoranze che trovano ostacoli nell’espressione della loro identità ma di maggioranze livorose (che spesso la esercitano contro quelle minoranze). Il “cattivismo” in nome della libertà d’espressione è tra noi ma non ce ne siamo resi completamente conto.

E qual è il ruolo dell’informazione in tutto questo? Si può prendere una posizione forte contro le parole che istigano all’odio razziale o etnico o è sufficiente dire, di volta in volta, che “uno può dire quello che gli pare”, che un commento è solo spiritoso, che una telefonata in diretta è imprevedibile, che il politicamente scorretto ogni tanto fa bene, che “basta col conformismo e il buonismo”?


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