Iran, condannata a un anno per aver voluto vedere una partita di pallavolo

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Amnesty International ha definito “oltraggiosa” la condanna inflitta il 2 novembre da un tribunale iraniano a Ghoncheh Ghavami per “propaganda contro il sistema”. Ghoncheh Ghavami, 25 anni, di nazionalità britannica e iraniana, era stata arrestata a giugno per aver preso parte a una protesta pacifica contro il divieto imposto alle donne di assistere ad eventi sportivi in impianti pubblici insieme a uomini.

La protesta aveva avuto luogo fuori dallo stadio Azadi di Teheran, dove era in corso l’incontro della Volleyball World League tra Iran e Italia. Secondo gli attivisti e i giornalisti presenti, la polizia disperse la protesta con forza eccessiva e arrestò numerosi manifestanti, tra cui Ghavami.
Dopo essere stata rilasciata, Ghavami era stata nuovamente arrestata 10 giorni dopo e posta in isolamento, senza poter incontrare avvocati né familiari, per alcune settimane. Durante questo periodo, era stata interrogata a lungo, sottoposta a pressioni psicologiche e a minacce di morte e di essere trasferita alla prigione di Gharchak, dove scontano la pena in condizioni estremamente dure gli autori di gravi crimini.

Il 20 settembre, la famiglia di Ghavami aveva appreso che l’ufficio del procuratore di Teheran aveva assegnato il caso al Tribunale rivoluzionario, trattandosi di “diffusione di propaganda contro il sistema.
Amnesty International, convinta che l’accusa mossa contro Ghavami non corrispondesse a un reato penale riconosciuto a livello internazionale e che la ragazza avesse agito pacificamente solo per porre fine alla discriminazione contro le donne, aveva lanciato una campagna per chiedere il suo rilascio, sottoscritta da 35.000 persone.

Ora, l’organizzazione per i diritti umani ha adottato Ghoncheh Ghavami come prigioniera di coscienza e continuerà a chiederne il rilascio.  Nel 2012, il dipartimento per la Sicurezza del ministero dello Sport e degli Affari giovanili ha esteso alle partite di pallavolo il divieto per le donne di assistere a partite di calcio, in vigore sin dal 1979.

Le autorità iraniane hanno spesso dichiarato che mescolare uomini e donne negli stadi non è un tema d’interesse pubblico e che la presunta discriminazione nei confronti delle donne è in realtà a queste favorevole, in quanto hanno bisogno di “essere protette” dagli atteggiamenti osceni dei tifosi di sesso maschile. Fine modulo


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