Gaza, effetto collaterale: censura dell’informazione

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La tragedia di Gaza rischia di avere un ulteriore gravissimo “effetto collaterale”: la censura virulenta dell’informazione. Ai giornalisti (e, ovviamente, ai tecnici che lavorano con loro) Israele non garantisce l’incolumità, come a suggellare la brutalità dell’occupazione della Striscia. Nell’aria serena dell’Ovest risuona sempre il discorso del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele. Ci mancherebbe. Giusto. Ma i Palestinesi? Sono figli di in dio minore: o persino considerati, come donne e uomini, solo mezzi cittadini del villaggio globale?
Di qui l’altra faccia della tragedia, quella dell’informazione, considerata forse troppo eversiva. E’ la classica cinica polarità dialettica tra giornalismo embedded e difesa testarda della libertà con i rischi connessi. Così, sembra quasi eroico l’impegno di Lucia Goracci. Il diritto della e alla informazione non e’ un pranzo di gala e serve il sostegno dell’opinione pubblica. La pace e’ un obiettivo difficile, molto difficile. Senza sapere quello che succede, e’ improbabile che cessino guerre e violenze. E la cerimonia mediatica vince sulla verità.


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