Don Loris Capovilla Cardinale

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Ci sono nomine cardinalizie che riconoscono e danno autorevolezza pastorale o istituzionale a personalità attive nel servizio della Chiesa, altre, anche se più rare, sono un riconoscimento alla persona, alla loro storia nella vita della Chiesa. Nel 1994 Paolo Giovanni II nominò cardinale il grande teologo domenicano Yves Congar, ormai vecchio, aveva superato i novant’ anni, e gravemente malato. Tributo significativo a un pensatore, a un sacerdote (riuscì a dire messa anche in campo di concentramento nonostante la proibizione delle SS) a lungo osteggiato dal Vaticano. Ciò nonostante ebbe poi un ruolo di rilievo nei lavori del Concilio Vaticano II e quella porpora fu anche un riconoscimento dei torti che aveva subito. Oggi Papa Francesco dà questo riconoscimento a Loris Capovilla, instancabile collaboratore di Giovanni XXIII, custode attivo di tutto ciò che riguarda e documenta l’ attività, il pensiero, i rapporti anche epistolari (rilevanti, tra l’ altro quelli con il Card. Montini), di questo Papa che, arrivato al soglio pontificio dopo Pio XII, avviò la Chiesa a cambiamenti radicali.
Roncalli sapeva scegliere le persone. Chiamò a collaborare con lui personalità come Tardini, che fece Segretario di Stato; Casaroli, cui affidò il difficile compito di riaprire i canali di comunicazione con i paesi dell’ Est; il Cardinal Bea cui affidò il lavoro per l’ unità dei cristiani, e, dietro le quinte e meno noti, Mons. Pavan e Mons. Ferrari Toniolo che ebbero una parte non di secondo piano nella stesura della “Pacem in Terris”. Giunto a Venezia dopo l’ esperienza nella nunziatura di Parigi, scelse come suo segretario un giovane prete, che era anche giornalista e direttore del settimanale diocesano, don Loris Capovilla, che confermò come suo certo e affidabile collaboratore anche quando divenne Papa.
Don Loris non fu un segretario nel senso usuale del termine. Aveva personalità, intelligenza, capacità di rapporti personali, di realizzazione, che gli impedivano di essere un passivo e obbediente burocrate. Fedele sì, esecutore passivo no. Aveva un intuito particolare per capire ciò che era nella profondità il disegno di Roncalli e, nello stesso tempo, sapeva esplorare e preparare il terreno quando le situazioni erano delicate. Sapeva portare Roncalli verso situazioni e persone che capiva avrebbero interessato la sua curiosità e allargato il suo campo di esplorazione.
Anche quando Roncalli fu Papa, molte operazioni delicate passarono attraverso di lui. Quando un importante esponente del mondo religioso ebraico fece sapere che sarebbe passato da Roma e avrebbe avuto il piacere di conoscere il Papa, Roncalli diede subito il suo assenso. Quando la cosa stava per concretizzarsi, la Curia Vaticana tentò di impedirlo. Disse che il Papa non stava bene e non era possibile effettuare questo colloquio (il primo che avveniva in Vaticano con un esponente così autorevole del mondo ebraico). La persona che faceva da intermediaria intuì che c’ era uno sbarramento fatto alle spalle del pontefice. Telefonò a Venezia a una persona che era in buoni rapporti con Mons. Capovilla. Questi, messo al corrente, informò il Papa che fissò subito data e ora di un incontro che voleva fortemente.
Dopo la morte di Roncalli, don Loris, come ancora oggi lo chiamano affettuosamente molti che l’ hanno conosciuto a Venezia, fece opera di testimonianza di ciò che aveva visto, senza mai scadere nel gossip o nel dietro le quinte. Diede testimonianza di ciò che serviva alla corretta ricostruzione storica dell’ operato del Pontefice di cui si preoccupò di pubblicare diari, scritti, appunti, scambi epistolari.
Con la sua nomina a Cardinale, Papa Francesco, non solo dà un riconoscimento a un modo di essere un collaboratore del Pontefice e di essere custode di ciò che in quelle stanze avviene, senza reticenze, ma anche senza scadere nel chiacchiericcio vuoto, privo di un reale interesse per ciò che di storico realmente avviene.
Questo è un altro grande riconoscimento che Francesco dà al Concilio Vaticano II. Non solo ne applica nei fatti quel principio di pastoralità che ha dominato questo grande evento ecclesiale, ha poi voluto procedere alla canonizzazione di Papa Roncalli, saltando a piè pari consuetudini del passato; ora dà la porpora cardinalizia a Mons. Capovilla che di quel Papa è stato uno dei più importanti collaboratori attraversando tutte le resistenze, gli ostacoli, che la Curia aveva frapposto al Concilio.
Mons. Capovilla è anche un esempio di un ruolo sacerdotale che l’ importanza degli incarichi ricoperti non ha limitato. Tutt’ ora, nonostante l’ età, continua a mantenere una rete fitta di rapporti con le persone che nella sua vita ha incontrato e conosciuto. Come Papa Francesco ha ben chiara la distinzione operata dal Concilio tra l’ errore e l’ errante. Distinzione, per la verità, operata prima ancora del Concilio, da Gesù stesso che vede sopra un sicomoro un esattore che lo guarda e gli dice: “Zaccheo scendi da quell’ albero, oggi mi fermerò a casa tua”. Basta andare a Roma, a San Luigi dei Francesi, vedere la grande tela del Caravaggio, la chiamata del gabelliere Matteo. La Luce del Signore squarcia la tela e ci pone di fronte a un Matteo sorpreso, impaurito, il dito interrogativo rivolto verso se stesso che sembra dire: chi? io? Ma proprio io? sei sicuro? È una cosa per me?”.
I riti, quando perdono il contatto con la loro origine, perdono vita, sono destinati a ripetere l’ esterno della vita. Solo chi non ricorda questi episodi del Vangelo, della tradizione della Chiesa (il Concilio Vaticano II) può meravigliarsi che Francesco abbia voluto batezzare il figlio di una coppia non sposata in Chiesa e che, tuttavia, sentiva la necessità che il loro figlio entrasse a far parte della Chiesa. Per questo episodio, avvenuto nella stessa giornata in cui sono stati annunciati i nuovi cardinali, si sono meravigliati in molti. Non si è certo meravigliato don Loris, testimone di un Papa che per primo ha fatto visita ai carcerati, ai malati, che ha sempre avuto presenti gli ultimi. Un Papa che per primo ha varcato i confini del Lazio rompendo un autoisolamento che ha reso normali poi i grandi viaggi dei Pontefici che sono venuti dopo di lui. Un Papa, Roncalli, che sulla crisi di Cuba è intervenuto con decisione, come sulla pace è intervenuto, e interviene, Papa Francesco come ha fatto per la crisi siriana (con un atto di coraggio unico, la lettera a Putin alla vigilia del G). Don Loris per la sua esperienza personale conosce bene ciò che è descritto negli Atti degli Apostoli. Per un dono dello Spirito Santo la stessa fede può essere annunciata a lingue e a persone diverse, parlando lingue diverse, parlando a culture diverse.


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