1000 morti, 120 mila sfollati. Il Sud Sudan di nuovo preda della violenza

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Lo stato più giovane del mondo rischia di morire prima ancora di muovere i primi passi. Il Sudan del Sud (nato ufficialmente il 9 luglio del 2011) ha avuto una gestazione lunga e difficile, cominciata nel 1956 quando iniziò la guerra civile con il nord musulmano che tranne brevi interruzioni è durata per più di 50 anni. Oggi il Sud Sudan è di nuovo preda della violenza. Stime ufficiali parlano di mille morti negli scontri che hanno contrapposto le truppe fedeli al presidente Salva Kiir a quelle del vicepresidente deposto Riek Machar.Scontri di carattere etnico dietro cui però si celano interessi economici enormi legati all’estrazione del petrolio(di cui il paese è ricchissimo) e la sua distribuzione attraverso una pipe-line che attraverserà il Kenya per sboccare nell’oceano Indiano. Ora sta arrivando il primo contingente di mille soldati delle forze di pace delle Nazioni Unite, che hanno deciso l’invio di seimila di peacekeeper. I due contendenti sono ora pronti a trattare. Sul campo restano 120 mila sfollati che hanno perso casa, lavori ed averi in questi giorni di combattimenti. E le Nazioni Unite fanno sapere che hanno bisogno di 166 milioni di dollari per salvare la vita dei più bisognosi.Un brutto inizio per il più giovane paese del mondo che ha nel sottosuolo enormi riserve di oro nero. Un Natale che la comunità cristiana non ha potuto festeggiare. Per più di 50 anni i cattolici hanno combattuto per avere l’autonomia dal Nord islamico. Oggi il rischio è di nuovo la guerra civile tra fratelli cristiani.


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