Berlusconi e il voto della giunta. La fine di un’epoca. E adesso? Intervista a Felice Casson

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Mentre il mare di Lampedusa si riempie di cadaveri e l’attenzione della politica e dei mezzi d’informazione è obbligata a spostarsi sulla mattanza che prosegue oramai da anni sulle coste siciliane, siamo purtroppo costretti ad occuparci, ancora una volta, delle sorti giudiziarie di Berlusconi. Infatti, se la sua stagione politica potrebbe essere terminata ieri, con l’ampia fiducia incassata dal governo Letta e la scissione di fatto del PDL, il Senato è ancora chiamato a esprimersi sulla sua decadenza, prima in Giunta e poi in Aula, decretando la conclusione di un’avventura istituzionale che in vent’anni ha sfigurato e ridotto l’Italia in macerie.

Ne abbiamo parlato nuovamente con Felice Casson, senatore del PD e membro della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato, chiedendogli di fare il punto sia sulla vicenda personale di Berlusconi sia su quanto è accaduto ieri e sulle prospettive future dell’esecutivo. Durerà fino al 2015? Riuscirà ad affrontare al meglio il semestre europeo? O, al contrario, rischia ancora di subire i diktat di un partito che, sia pur privo del proprio leader, non ha alcun interesse ad andare oltre il modello politico che esso stesso ha alimentato e difeso a spada tratta per vent’anni?

Non a caso, sul contesto che potrebbe crearsi nei prossimi mesi, Casson esprime un giudizio all’insegna della massima cautela: “Il momento politico, in prospettiva, è estremamente fluido perché, pur essendoci stata una maggioranza molto ampia, specie al Senato, la situazione è ancora particolarmente magmatica. Non si capisce se si scinderà il PDL, se costituiranno un nuovo gruppo o se continueranno a seguire Berlusconi. L’unica cosa certa è che la giornata di ieri, con la fiducia incassata dal governo, ha rappresentato un’importante sconfitta di Berlusconi”.

E il PD? Non è che qualcuno, soprattutto fra gli ex popolari, stia accarezzando l’idea di far rinascere la Balena Bianca?

“Ma no, ma no! – ci spiega fiducioso Casson – Ogni tanto salta fuori questo discorso da parte di qualcuno interessato a costruire un Grande Centro: siccome si sono ormai ridotti ad essere un “Piccolo Centro”, cercano di sollevare un po’ di cortina fumogena e smuovere le acque per cercare di creare un qualcosa di nuovo. In questo momento, credo sia ancora troppo presto, anche perché non sono in vista elezioni nei prossimi mesi. È solo un discorso che si rinnova ogni tanto”.

E il PDL? Non per niente, ma facciamo notare a Casson che tre dei dissidenti (Augello, D’Ascola e Giovanardi) sono anche membri della Giunta che domani sarà chiamata ad esprimersi sulla decadenza di Berlusconi. Quanto è elevato il rischio di un parricidio, se non domani in Giunta, al momento del voto a scrutinio segreto in Aula?

Casson, da uomo di legge, ci tiene a ribadire che la separazione fra le sorti dell’esecutivo e quelle di Berlusconi è netta e non negoziabile: “A dispetto del mutamento dello scenario politico, non cambia assolutamente niente: per i numeri che ci sono in Giunta e per il voto che è già stato espresso. I dissidenti del PDL sono ininfluenti”.
In conclusione, torniamo su un argomento a lungo dibattuto ma mai davvero affrontato da una classe dirigente incapace di prendersi seriamente cura degli interessi dei cittadini e delle imprese, ossia la riforma della giustizia.

Perché, tralasciando per un momento Berlusconi e l’intreccio perverso fra politica e vicende giudiziarie di cui è stato protagonista negli ultimi vent’anni, è innegabile che la giustizia italiana sia lenta e farraginosa e che sia uno dei motivi principali dei mancanti investimenti stranieri in Italia.

“Il problema – ci spiega amareggiato Casson – è che anche con questo governo il tema della giustizia è stato posto in secondo piano. Sulla giustizia, infatti, l’esecutivo mantiene un profilo basso, bassissimo, dato che, per come è composta attualmente la maggioranza, ogni volta che si inizia a parlare di giustizia si arriva allo scontro col PDL. Pertanto, sono purtroppo convinto che per una vera riforma della giustizia bisognerà aspettare tempi migliori; detto questo, noi continueremo a presentare le nostre proposte ma non mi faccio molte illusioni”.

Al che, comprendiamo che non sia il caso di cantar vittoria troppo presto. Uno dei principali errori commessi in questi vent’anni dalla sinistra, difatti, è stato proprio quello di dare il Cavaliere per spacciato e rilassarsi. L’ultima volta è accaduto lo scorso inverno e sappiamo tutti come è andata a finire.


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