Ultimo domicilio: sconosciuto

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di Donne Viola

Ultimo domicilio: sconosciuto. Sconosciuto per molti anni quello di Rossella Casini. La verità sulla sua sorte prenderà forma solo dopo tredici anni dalla sua scomparsa. Giusi Salis e Fiamma Negri si sono ispirate alla sua storia per mettere in scena lo spettacolo teatrale Ultimo domicilio: sconosciuto. Abbiamo chiesto a Giusi di parlarcene.

Ciao Giusi, quando hai sentito parlare la prima volta di Rossella Casini?
Verso la fine dell’estate 2012, inizio autunno da un’amica di Libera. Lei sapeva che io e Fiamma Negri stavamo scrivendo uno spettacolo su tre donne, fra cui una testimone di giustizia. Avevamo immaginato una ragazza di Firenze che si innamora di un cantante neomelodico napoletano che poi scopriva essere invischiato nella camorra. Abbiamo chiesto una consulenza a Libera per sapere se gli scenari che stavamo immaginando non fossero completamente fuori luogo ed è venuto fuori che una storia simile era accaduta davvero proprio ad una ragazza di Firenze. Anche loro avevano riscoperto la storia da poco grazie al lavoro di Francesca Chirico.

Chi era Rossella Casini?
Era una studentessa universitaria, iscritta alla facoltà di psicologia. Veniva da una famiglia operaia, una famiglia “normale”.

Quando e come è cambiata la sua vita?
La sua vita è cambiata totalmente, si è trovata catapultata in una realtà lontanissima da lei, senza avere i codici per interpretarla. E’ cambiata fino a portarla alla morte. Nel 1977 si innamora di uno studente calabrese che era andato a vivere nel suo palazzo. Il rapporto si fa subito intenso, lei lo presenta ai suoi genitori e l’anno successivo vanno tutti a fare le vacanze estive in calabria per far incontrare le famiglie.
Lì Rossella vede il “suo” primo morto ammazzato e lascia temporaneamente Francesco perchè sconvolta, ma tornano di nuovo insieme. L’anno successivo, sempre durante le vacanze estive e con la famiglia in vacanza viene ucciso il padre di Francesco. E dopo pochi mesi anche lui viene ferito in un agguato.

Cosa scatta a quel punto in Rossella?
Rossella fa di tutto per farlo trasferire in ospedale a Firenze e qui lo convince a parlare. Parlano entrambi, prima con un parente di lei poliziotto e poi col magistrato. In seguito a queste dichiarazioni Francesco viene arrestato e rientra nel gorgo della famiglia e ritratta. Lei è confusa, fa delle parziali ritrattazioni, non riesce a staccarsi da Francesco.

Cosa succede dopo queste parziali ritrattazioni?
Apparentemente nulla, almeno in un primo momento, in realtà viene decretata la sua condanna a morte. l’ordine è “fate a pezzi la straniera”.

A questo punto di Rossella non si avrà più traccia. Quando verrà alla luce la verità?
Nel 1994, a 13 anni dalla scomparsa, dalla testimonianza di un pentito.

Cosa è accaduto a Rossella?
Rossella è stata rapita, torturata, violentata, fatta a pezzi e buttata in mare. fatta sparire, un pezzo di niente, come viene definito chi parla.

Cos’hai provato quando hai sentito queste parole?
Leggere queste parole è stato terribile, pensare che un essere umano sia capace di tanta ferocia sgomenta. Posso arrivare a capire che in un impeto di rabbia o per il proprio orrido tornaconto si possa arrivare ad uccidere, ma non riesco a capire come si fa a vedere un essere umano soffrire alle proprie torture ed andare avanti. E’ lo stesso orrore che mi provoca leggere le torture dei nazisti. Ci sono momenti in cui mi rifugio nel pensiero della patologia, che è più rassicurante rispetto al fatto che l’essere umano, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, sia capace di tanto.

Come mai, secondo te, la storia di Rossella Casini è così poco conosciuta?
Perchè non c’era nessuno a tramandarne la memoria. Era figlia unica, la madre è morta due anni dopo la sua scomparsa e il padre pochi anni dopo aver saputo i particolari della sua fine. Sono i familiari che conservano la memoria e Rossella non ha più nessuno.

 Rossella noi l’abbiamo conosciuta tramite il vostro spettacolo. Perché avete deciso di chiamarla Lea?
Perchè Rossella è una traccia, non ripercorriamo esattamente passo passo la sua storia. Vuole essere la storia di tutte le donne che stanno scardinando i sistemi mafiosi ed è un evidente omaggio a Lea Garofalo.

Sarà possibile vedere lo spettacolo teatrale anche in altre città?
Stiamo programmando la prossima stagione, ancora nulla di certo ma speriamo di poterlo far girare.La nostra idea è di avere con noi il presidio di riferimento di Libera delle città dove andremo, perchè se a qualcuno venisse in mente di fare qualcosa potrà rimboccarsi le maniche già nel foyer del teatro, dove ci sarebbero i ragazzi e le ragazze di Libera ad accoglierlo.

Crediamo sia una bellissima idea e vi auguriamo di poter realizzare questo vostro progetto. Per Lea, per Rossella, per tutte le donne coraggiose che combattono ogni giorno contro la mafia.
Per concludere, cosa ti piacerebbe rimanesse nel cuore delle persone che vengono a vedere Ultimo domicilio?
Mi piacerebbe rimanesse un pensiero scevro da pregiudizi, che arrivasse a sentire la sofferenza delle donne nelle terre di mafia, che vorrebbero sganciarsi ma non ce la fanno, perchè vorrebbe dire denunciare i propri padri mariti, figli. E la consapevolezza che questo riguarda tutti noi, non è confinato al sud, è ovunque, con complicità insospettabili e certo non solo “meridionali”. E che tutti possiamo fare qualcosa. Ognuno può trovare il suo modo.

Grazie Giusi, a te, a Fiamma Negri, a tutti coloro che lavorano a questo spettacolo.
Grazie per averci fatto conoscere la storia di Rossella e averci avvicinato a questo mondo sommerso fatto di denunce, e di tanto coraggio.
Un abbraccio da tutte noi.
Grazie a voi, col cuore.

http://donneviola.wordpress.com/2013/07/01/ultimo-domicilio-sconosciuto/


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