Restituiamo al “cinema documentario” la dignità che merita all’interno del Servizio pubblico generalista

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VERSO IL CONVEGNO DEL 2 LUGLIO AL CNEL (Art.21/Fondazione Di Vittorio) – Fu proprio Articolo21 nell’ottobre del 2007 a sostenere con una grande raccolta di firme sul proprio sito la proposta (indecente, per i vertici di allora) di istituire alla Rai un presidio di Servizio pubblico attraverso la creazione di un Laboratorio-scuola permanente ( produzione e formazione, quindi) di cinema documentario. Nella sala stampa del Senato tenemmo un incontro pubblico durante il quale Sergio Zavoli diede generosamente la sua disponibilità a fare da garante al progetto, Ettore Scola si disse disponibile a sostenere l’idea, padre Alex Zanotelli, Beppe Giulietti e altri spesero parole e suggerimenti importanti sul tema. Poi una coltre di polvere cadde sul progetto a causa della direzione generale della Rai retta allora dal Dg Cappon, che evidentemente era in tutt’altre faccende affaccendata. Acqua passata.

Oggi o mai più, ci siamo detti allora recentemente con alcuni colleghi tra cui Santo Della Volpe, Amedeo Ricucci e l’autrice radiofonica Ornella Bellucci. E abbiamo resuscitato quell’idea, ovviamente aggiornandola ai tempi (cupi, economicamente) ma forse nuovi (grazie alla gestione Gubitosi-Tarantola ) e ad una maggiore sensibilità sul tema da parte di uno spaccato autorevole del Cda esistente ‘portavoce’ della società civile.

Per questo, anche insieme ad Anac (la storica associazione di autori cinematografici) vorremmo iniziare ad attivare una serie di iniziative pubbliche tese a sensibilizzare addetti ai lavori e cittadini al progetto del Laboratorio Rai. Contestualmente, data l’importanza del primo di una serie di incontri (quello del 2 luglio) che Articolo21 insieme alla Fondazione Di Vittorio hanno messo in agenda al Cnel per ragionare sul prossimo Contratto di Servizio tra Stato e Rai, chiederemmo di poter portare il nostro contributo di idee con la proposta del Laboratorio. E chissà, magari quella dei prossimi mesi, dei prossimi anni, potrebbe essere la volta buona per condurre in porto una battaglia che restituisca al genere documentario la dignità che merita all’interno del Servizio pubblico generalista, e ai telespettatori maggiore qualità e informazione.


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