Freedom Flotilla. Tornano gli attivisti e denunciano violenze

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Lo sapevano perfettamente. Tutti sapevano che Estelle, e i suoi 95 anni trascorsi in mezzo al mare, non ce l’avrebbero fatta a rompere l’assedio per sbarcare fra la gente di Gaza. Lo sapevano, ma ci avevano lo stesso sperato i 30 membri dell’equipaggio, internazionale, compostosi durante il tragitto a partire dalla Svezia.
Lo sapevano ma sono ugualmente rimasti allibiti di fronte a quelle sei navi, cariche di armi e soldati che a trenta miglia dalle coste egiziane, quindi ancora in acque internazionali, hanno circondato un innocuo peschereccio e minacciato i suoi occupanti.
Quanti degli attivisti sono stati autorizzati a lasciare Israele dopo essere stati portati nelle carceri israeliane per l’interrogtaorio di rito raccontano di aver subito violenze e maltrattamenti.
Ancora sotto shock Maria Pia Boetius, scrittrice svedese, affida ad un’intervista pubblicata su un giornale svedese e ripresa su Freedomflotilla.it la sua testimonianza, ancora scossa: “ Siamo stati trattati come merda. Siamo rimasti seduti, durante l’interrogatorio, per 10 ore di fila e umiliati in carcere. Poi sono stata portata davanti le Autorità dell’Immigrazione e, anche lì, sono stata umiliata… Su di me, hanno usato le pistole stordenti ( taser)… Possono provocare uno shock enorme. Ho il braccio tutto elettrizzato.”
A denunciare l’uso eccessivo della forza e dei taser, benchè non ci sia stata alcuna forma di resistenza, anche Elik Elhanan, di nazionalità israeliana.

Chi se l’è cavata un po’ meglio invece sembra essere stato Marco Ramazzotti Stockel “ forse perchè indossavo la giacca della Croce rossa” racconta alle agenzie una volta tornato in Italia.
La sua esperienza è stata depositata oggi, nero su bianco, presso la Procura della Repubblica di Roma come “Atto di Denuncia” per: sequestro di persona, violenza privata, rapina, impossessamento di nave.
Sembra infatti che oltre ai maltrattamenti i singoli attivisti si siano visti sequestrare anche beni personali fra cui soldi, telefoni cellulari, pc, fotografie, fino agli appunti personali…
In attesa che gli ultimi 12 membri dell’equipaggio possano tornare a casa sani e salvi, ieri varie piazze italiane sono state popolate di striscioni e bandiere palestinesi con l’obiettivo di continuare a tenere alta l’attenzione, almeno per qualche giorno ancora, sul dramma di chi vive in quella piccola striscia di terra sottoposto ad un embargo che dura ormai da troppi anni.


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