Obama, avanti, nonostante tutto

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“Non mi avete eletto per sentirmi dire quello che volete sentire,ma per sentirmi dire la verita'”. E’ forse questa la frase chiave del discorso di Obama: orgoglio, volonta’, ma soprattutto realismo. Quasi una ricetta universale in un mondo dove la globalizzazione riguarda piu’ i guai economici che le ricette politiche per risolverli. Chi, come me, aveva potuto assistere di persona al discorso di Obama quattro anni fa a Denver, stentava a riconoscerlo ieri a Charlotte. L’uomo scintillante del sogno e della promessa, il grande tribuno si e’ trasformato nel preoccupato padre di famiglia costretto al compito di dire una verita’ amara al suo popolo. Non e’un caso se la parola piu’ricorrente sui cartelli a Denver quattro anni fa fosse Change, cambiamento. Oggi era Forward, avanti.

Potremmo aggiungere avanti nonostante tutto, nonostante la disillusione di molti che si aspettavano di piu’ dal primo presidente afroamericano. Lo stesso Obama ha ammesso i suoi errori ma ha aggiunto che nelle condizioni date non poteva fare di piu’. E soprattutto ha detto che gli americani con il loro voto scelgono la strada da percorrere: se insieme, con Obama, o se ognuno per conto suo, secondo il credo neoliberista di Romney. Ci vorranno molti anni ma ce la faremo ha aggiunto obama: ha promesso 1milione di posti di lavoro in piu’ ed ha dovuto subire la doccia fredda dei dati sulla disoccupazione diffusi poche ore dopo il suo discorso: scesa dall’8,3 all’8,1, troppo poco. Con questi dati solo un Presidente fu rieletto: Roosevelt.
Obama ci prova ma il senso di festa di Denver sembra ormai dimenticato e non e’ un caso forse che per la prima volta in molti anni non c’e’ stata la tradizionale pioggia finale di palloni colorati. Ufficialmente per il cambio di programma causato dal maltempo, ma forse un segno di austerita’ per una battaglia contro la crisi che si presenta comunque lunga e difficile, chiunque sia il vincitore.


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