Mali, uccisi i giornalisti francesi Claude e Ghislaine. Onore a chi fa informazione sul posto, di persona, rischiando la vita

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Chi costringe due parigini di 57 e di 55 anni con un lavoro sicuro e una famiglia a rischiare la vita per raccontare di prima mano quel che succede nel lontano stato africano del Mali? Non la voglia di denaro o di fama. Ghislaine Dupont e Claude Verlon (nella foto) avevano lo stipendio  di normali dipendenti di France internationale, ente pubblico che non naviga certo nell’oro. Lavoravano per la radio, media tradizionalmente “sotto traccia” fatto di contenuti piu’ che di protagonismo del reporter.

C’e’ qualcosa che lega lo schizofrenico dibattito sull’immigrazione dall’Africa all’Europa di questi tempi e la vicenda del Mali. Si e’ sempre detto:gli africani vanno aiutati a casa loro. Questo e’ quel che sta cercando di fare  la Francia in Mali: aiutare il governo locale a combattere i terroristi non e’ solo neocolonialismo; e’ anche un metodo per impedire che nuove ondate di profughi puntino all’europa e alla  Francia per sfuggire da una guerra civile senza fine. E rimettere in sesto la democrazia in mali non vuol dire soltanto mandare i soldati . Bisogna garantire le elezioni libere (previste il 24 novembre) e per garantire che le elezioni non siano una farsa bisogna dare voce a tutti i candidati. Questo stavano facendo Ghisaline Dupont e Claude Verlon:intervistare Imbery ag Thiissa, membro della direzione politica del MNLA(movimento nazionale di liberazione de l’Azawal). Era pericoloso andare a Kigal, nel nord del paese.Tanto pericoloso che i militari francesi avevano declinato la richiesta dei giornalisti:troppi rischi.Ghislaine e Claude non si sono arresi,hanno chiesto di essere trasportati a Kigal dai caschi blu dell’onu. Altro che giornalisti embedded! Hanno affrontato coscientemente un  rischio enorme per fare il loro lavoro senza protezioni.  Non erano incoscienti. Contavano sul fatto che il loro lavoro non poteva essere osteggiato neanche dai ribelli perche’ il loro scopo era dar voce a tutti ,anche alle voci antifrancesi.  Sono stati uccisi a sangue freddo. Perche’? E’ presto per dirlo ma si mettono in campo alcune ipotesi:c’e’ una coincidenza singolare con la liberazione di quattro ostaggi francesi in Niger. I gruppi terroristi di Niger e Mali sono collegati. Un giornale francese (le Parisien) avanza l’ipotesi che il patto per la liberazione degli ostaggi in Niger non sia stato onorato completamente da Parigi e che la rappresaglia sia stata l’esecuzione dei due giornalisti. Ipotesi. Quel che resta e’ il lutto di due famiglie e di un’intera nazione,la Francia, che da’ grande importanza al diritto di informare ed essere informati come spina dorsale di una democrazia moderna. Andando sul posto, di persona e rischiando la vita.

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