Dove il governo può trovare i soldi per “tagliare” la manovra

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L’esecutivo cerca soluzioni per evitare la procedura di infrazione Ue. Lotta alla povertà, ultimo appello: “Cambiate l’impostazione del reddito di cittadinanza e per il 2019 non sarà necessario stanziare 7 miliardi, ma molti meno”. Piano dell’Alleanza contro la povertà, che Di Maio però non vuole ascoltare

 

ROMA – Un intervento davvero efficace contro la povertà assoluta richiederebbe, per il 2019, una dotazione economica che è ben inferiore rispetto a quella che il governo intende stanziare per il reddito di cittadinanza. Da questo punto di vista, per il governo “abbracciare” l’impostazione dell’Alleanza contro la povertà, il cartello di associazioni che da anni studia le misure di contrasto alla povertà, significherebbe avere maggiori spazi di manovra nel contenimento delle somme da stanziare nella legge di bilancio. Una necessità che pare evidente nella discussione avviata con Bruxelles per evitare la procedura di infrazione contro l’Italia.
Da mesi l’Alleanza cerca un’interlocuzione politica con il governo, tentativi finora rivelatisi solo un buco nell’acqua:”Abbiamo chiesto per tre volte un colloquio con il ministro Luigi Di Maio, senza successo”. Dopo anni di confronti con gli esecutivi (il Reddito di inclusione partito a regime un anno fa è stato anche il frutto del dialogo avviato con l’allora ministro del Lavoro Poletti e con gli ultimi esecutivi), e pur in presenza di un confronto che con le forze politiche in Parlamento si mantiene vivo, il muro del nuovo governo giallo-verde non è stato sfondato. “Magari – viene detto nell’Alleanza – leggono tutti i nostri documenti e hanno capito tutto, ma abbiamo seri dubbi che sia così e soprattutto ci dispiace perché sono anni che lavoriamo su questo tema e i nostri studiosi accademici e le nostre organizzazioni hanno messo in piedi una proposta seria, frutto anche del monitoraggio degli interventi che sono stati realizzati finora”.
Il governo prevede per il Reddito di cittadinanza – secondo quanto finora noto – sette miliardi di euro, più altri due destinati alle misure collegate (come il rafforzamento dei centri per l’impiego). Sette miliardi sono ben di più dei 5,8 miliardi stimati dall’Alleanza contro la povertà per estendere l’attuale Rei a tutte le famiglie che si trovano in povertà assoluta. Di più: secondo l’Alleanza è perfino “sconsigliabile” stanziare subito questa intera cifra, perché “comuni e centri per l’impiego non sarebbero in grado in così breve tempo di elaborare progetti per tutta la popolazione di riferimento”. Come sottolinea il portavoce Roberto Rossini, presidente delle Acli, è essenziale non tanto mettere subito tutti i soldi, quanto definire bene la misura e decidere un piano di incrementi che arrivi nel giro di quattro anni all’ammontare pieno delle risorse, cioè a quei circa 6 miliardi di nuove risorse da stanziare per dare una risposta a tutte le famiglie in povertà assoluta. “Un Piano triennale oggi già esiste; se riuscissimo ad ottenere un Piano che nel giro di 4 o 5 anni, fino al 2021-2022, porti lentamente le risorse ad arrivare a 5-6 miliardi, è senz’altro vero che quest’anno la dotazione iniziale potrebbe essere inferiore a quanto previsto governo. Insomma non ci sarebbe affatto bisogno di arrivare subito a 5 miliardi”.
“Il contrasto alla povertà – conclude l’Alleanza – è fatto su due livelli, quello monetario e quello della presa in carico: questo secondo richiede tempo e permette di cadenzare in maniera diversa lo stanziamento economico. Che poi questo venga incontro alle necessità del governo rispetto al dialogo con la Commissione Europea, noi non lo sappiamo, ma se è funzionale anche da questo punto di vista, tanto meglio”. Al momento, auspici a parte, la realtà racconta però un’altra storia: il Movimento Cinque Stelle – e il governo – paiono intenzionati a tirare dritto sulla strada del reddito di cittadinanza. Anche se, secondo gli studiosi dell’Alleanza contro la povertà, è altissimo il rischio che si riveli un flop e che il reddito di cittadinanza sia ricordato come un fallimento.

Da redattoresociale


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