Manovra. Tutto provvisorio, anche il governo

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Il Bilancio? Un fantasma che vaga fra Bruxelles, Camera e Senato. Conte, solo annunci. Tria non accetta il confronto con i deputati. Le opposizioni abbandonano la seduta. Rischio procedura di infrazione

Di Alessandro Cardulli

Una giornata molto movimentata alla Camera. Le opposizioni a tarda ora hanno deciso di abbandonare i lavori di aula in segno di protesta per come viene condotto il dibattito che in effetti non c’è. Si attendeva Tria per avere informazioni su cosa  sta trattando con Bruxelles. Il ministro del Tesoro già non aveva gradito la chiamata che gli è giunta da Palazzo Chigi di prendere subito il primo aereo possibile e da Bruxelles tornare subito  a Roma per riferire alla Commissione Bilancio della Camera come vanno gli incontri con i Commissari Ue. Già  con grande urgenza aveva dovuto lasciare Buenos Aires per recarsi a Bruxelles e prendere parte alla riunione dell’Eurogruppo. E non l’aveva presa bene. Figurarsi il nuovo “incarico” commissionatogli da Conte: informare i deputati che stanno discutendo sulla manovra di Bilancio  praticamente al buio. Comunque ha obbedito. È arrivato e non ha detto praticamente niente. Non vuole anticipare nulla. Dice che con un accordo verrebbe meno il clima di incertezza che genera lo spread, che è una cosa ottima aver aperto un dialogo molto costruttivo. “C’è una interlocuzione con la Commissione Ue, un dialogo che diventa sempre più costruttivo con la finalità di riuscire a evitare, se possibile, che l’Italia entri in una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Sono in atto simulazioni per capire quali sono i margini per trovare soluzione”. Punto. Già il ministro era irritato per aver dovuto attendere quasi un’ora per il suo rapido intervento causa il fatto che la Commissione Bilancio aveva continuato a votare e dare pareri sugli emendamenti. Quando è stato il suo turno ha subito detto che non si trattava di una audizione e quindi non avrebbe risposto ad alcuna domanda. Ha tenuto a fare una lezioncina ai deputati affermando: “Sono sbarcato da un aereo e sono venuto qui. Non ho aderito ad un’audizione, ma ad un’informativa. Il tema è da informativa non da audizione, non sono in grado di fare un’audizione. Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado”, ha detto Tria, di fronte alle opposizioni che chiedevano un dibattito sulla manovra, anziché ascoltare solo una comunicazione. Maria Elena Boschi ha attaccato il presidente della commissione Claudio Borghi che aveva annunciato una audizione e quindi un dibattito. Crosetto (Fdi) rinunciava al suo intervento: “Capisco – diceva – che le domande che vorrei farle non troverebbero una risposta, quindi è inutile perdere tempo”. Renato Brunetta (Fi) mette in luce la contraddizione in cui si trova il ministro: riferire al Parlamento i dettagli di una manovra che o non cambia – come dicono Salvini e Di Maio – o cambia, e allora i discorsi sull’impatto espansivo vanno a farsi benedire. Alla fine Tria  cerca di rassicurare i parlamentari sulla manovra, che lui stesso, dice, cerca di cambiare le cifre, i saldi finali, l’impatto sulla crescita. “Il tempo che state impiegando sulla legge di Bilancio – dice – non è sprecato”.  Non ci credono i deputati delle opposizioni e abbandonano la seduta. Tutto è provvisorio. Una sola certezza, l’abbandono dell’Aula, appunto. Un gesto simbolico, di grande significato, un segnale, un richiamo al ruolo del Parlamento umiliato dal governo gialloverde… Continua su jobsnews


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