Giornalismo sotto attacco in Italia

La Consulta: la Todde resta al suo posto. Decadenza illegale

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L’ignobile cagnara giudiziaria e politica contro Alessandra Todde – presidente della Sardegna eletta nel febbraio 2024 – cominciata il dicembre successivo, è stata definitivamente spazzata via da poche parole contenute nella sentenza n. 148 della Corte Costituzionale resa pubblica stamattina.: “Non spettava al Collegio di Garanzia elettorale di imporre la decadenza del presidente della Regione”. Decisione illegittima, quindi, in violazione delle leggi vigenti, da parte di un collegio di magistrati che  undici mesi fa prese il provvedimento – oggi cancellato dalla consulta – con 4 voti a favore e tre contro. Voto decisivo quello della presidente Gemma Cucca che poco tempo dopo andò in pensione.

Se presa al di là della legge, quale fu la motivazione che indusse quel collegio a disporre quel durissimo provvedimento? Incompetenza o scelta prettamente politica? E come giudicare il fatto che pochi mesi più tardi, nel marzo di quest’anno, una sezione del Tribunale di Cagliari respinse il ricorso presentato dai legali della Todde, avallando completamente la posizione del Collegio di Garanzia? Ma anche quei magistrati, quali codici consultarono? Da ricordare anche una sorta di accanimento giudiziario che si è tradotto negli interventi a sostegno della decisione del Collegio di Garanzia dell’avvocato Riccardo Fercia: tutti respinti al mittente.

I carboni ardenti sui quali la Todde e la sua maggioranza hanno dovuto gestire l’azione politica in questi mesi difficili, hanno trovato un’esplicitazione anche in un’altra parte della sentenza della Consulta nella quale si dichiara che “l’atto (del Collegio di Garanzia ha) esorbitato dai poteri rimessi all’organo statale di controllo e (così ha) cagionato una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione autonoma della Sardegna”. In altre parole: un enorme danno politico, a vantaggio di chi? Ma ovviamente dell’opposizione, che ha tentato in tutti i modi di minare dalle fondamenta l’azione di governo della Todde e della sua maggioranza, riaffermando continuamente la mancanza di legittimazione della presidente a governare, come se fosse responsabile di chissà quali reati, consapevolmente ignorando il fatto che tutta questa vicenda che, dice la Consulta, non sarebbe mai dovuta nascere, aveva avuto origine da un errore banale nella rendicontazione delle spese elettorali che tutt’al più si sarebbe dovuta sanzionare con una multa.

Fino all’ultimo l’opposizione di centrodestra non ha mollato la presa, mettendo in giro incredibili fake news, come quella fatta circolare poche ore prima della sentenza e immediatamente amplificata da una stampa compiacente secondo cui la Todde, qualunque sarebbe stata la decisione dei giudici, si sarebbe dimessa.

Nervi saldissimi e forte del consenso popolare con il quale aveva vinto una difficilissima sfida elettorale, Alessandra Todde ha dimostrato in questi mesi tormentati di avere un unico interesse: quello di tirare fuori la Regione dai guai nei quali la precedente giunta regionale sardo-leghista l’aveva lasciata. Ora la sentenza nettissima della Corte Costituzionale le restituisce grande forza e dignità e forse potrà anche essere utile ad un’opposizione che invece di accanirsi sempre e solo contro di lei, penserà meglio e di più ad occuparsi dei problemi veri dei sardi.


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