Un romanzo crudo, icastico, che affronta il tema delle conseguenze del male e del peso del passato. Un legame di sangue che costringe i protagonisti a confrontarsi con una verità scomoda, con le cicatrici indelebili del loro passato.
A distanza di 20 anni, è tornato nelle librerie, a giugno (prima edizione con Fazi Editore, nel 2005) il romanzo di esordio nella narrativa di Antonio Manzini: “Sangue Marcio” (224 pp, €17).
Un romanzo crudo, dalla scrittura scarna ed essenziale, che si addentra nell’abisso dell’anima, esplorando la profondità del dolore e la fragilità della condizione umana: dolore chiama dolore! Orrore chiama orrore!
Il cielo è la terra, la terra è il cielo, i piedi nella testa, la testa nei piedi …. Lo stomaco sale e scende, e io volo fendendo le stelle…. L’altalena… come sull’altalena … è bellissimo … Il cielo è la terra…”
Il romanzo ha come protagonisti due fratelli, Pietro e Massimo, appartenenti ad una famiglia agiata; la loro è un’infanzia felice, cullata dagli agi di una vita borghese, la quale subisce una interruzione violenta in un giorno d’autunno del 1976, con l’arresto del padre, ribattezzato dai media “il mostro delle Cinque Terre”.
Un evento questo che segnerà in maniera indelebile le loro vite, portandoli a percorrere strade del tutto diverse: Pietro, cresciuto in un Istituto a Torino, segnato da un passato turbolento e violento, single, è diventato un giornalista di “nera”, mentre Massimo, il primogenito, cresciuto con uno zio, anch’egli dal carattere tormentato e problematico, con un matrimonio in bilico da cui sono nate due figlie, è diventato un Commissario di Polizia.
Ad unirli, trent’anni dopo, una scia di delitti efferati che stanno sconvolgendo L’Aquila, dove entrambi si ritrovano a vivere: un serial killer prende di mira donne bionde dagli occhi chiari, lasciando dietro di sé macabri dettagli. Ed è proprio la caccia al serial killer che li unirà di nuovo, sebbene su fronti diversi: l’uno, come giornalista che segue i fatti di cronaca nera, l’altro, come responsabile della cattura del mostro.
Una caccia all’uomo che diventa l’occasione per i due fratelli di confrontarsi con il loro doloroso e incombente passato e con i segreti che li uniscono. Un passato che porta con sé il fardello di una figura che ha contrassegnato le loro esistenze, che ne ha influenzato le scelte e la loro capacità di relazionarsi con gli altri: il loro Padre. Un percorso doloroso, costellato di ricordi che si vorrebbero seppelliti per sempre, rimossi dalla memoria, ma che tornano prepotentemente ad affacciarsi sulle loro vite. Sino ad una “resa dei conti” finale che richiederà un sacrificio estremo: “E’ tutto calcolato, tutto voluto. Ho cambiato il suo destino. Gli ho fatto un grande regalo, ci metterai a capirlo …. ma è amore puro, il mio.”
Con il suo romanzo, l’Autore affronta il tema delle conseguenze del male e del peso del passato che non si dimentica. I protagonisti sono due facce della stessa medaglia: Pietro, schiacciato dal peso delle proprie ombre e dipendenze, Massimo, tormentato ed incapace di relazionarsi. Ed è il legame di sangue che li costringe a confrontarsi con una verità scomoda e con la violenza che permea la loro storia, con le cicatrici indelebili del loro passato.
Il romanzo è permeato da un’atmosfera spesso inquietante, con dettagli anche spiacevoli, ma funzionali a immergere il lettore in una realtà fatta di violenze e di soprusi.
“Sangue Marcio” è stato definito dalla critica un noir potente e magnetico, non adatto a chi cerca una lettura leggera.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, con la speranza che ciò che si intuisce possa non essere l’epilogo.