Maryam Hassani: continuerò a battermi in nome di mio padre

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Ha coraggio da vendere, Maryam Hassani, figlia di Mehdi Hassani, dissidente iraniano condannato a morte dal Regime.

Ha coraggio e dignità, passione politica e civile, fiducia in se stessa e nel futuro, un amore incredibile per il proprio Paese e la convinzione che presto la tirannia degli ayatollah crollerà.

Non c’è, dunque, persona più appropriata di lei per analizzare il momento storico che sta vivendo l’antica Persia, al bivio fra un’oppressione ancora più feroce nei confronti degli oppositori e un possibile cambio di regime. L’importante è che non sia Israele o l’Occidente a voler decidere chi deve sostituire Khamenei perché questo, proprio com’è avvenuto in Iraq, in Libia e in altri contesti drammatici, sarebbe l’inizio della fine, il passaggio da una tragedia a un’autentica catastrofe.

Partiamo da tuo padre, Mehdi Hassani. Chi è, dove si trova attualmente, di cosa è accusato e cosa rischia?

Mi chiamo Maryam Hassani. Sono la figlia di Mehdi Hassani, un prigioniero politico in Iran. Mio padre è in carcere da quattro anni. Attualmente è detenuto nel carcere di Ghezel Hesar e deve rispondere dell’accusa di “corruzione sulla Terra”, con l’accusa di essere legato all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI/MEK), il principale avversario della Repubblica Islamica. Per questo motivo, rischia seriamente l’esecuzione.

Come stai vivendo questo momento così drammatico? Cosa ti manca maggiormente di lui?

Questi sono alcuni dei momenti più difficili della mia vita. Mi manca mio padre ogni giorno. Mi manca abbracciarlo. I padri sono spesso gli eroi nella vita delle loro figlie, e lui lo è sempre stato per me. Essere separata da lui è profondamente doloroso, ma il mio amore e il mio orgoglio per lui mi danno forza.

Cosa può fare l’Occidente, e l’informazione in particolare, per sostenere la tua battaglia?

Credo che i media possano svolgere un ruolo importante. Possono mantenere vivo il nome di mio padre, possono contribuire a garantire che non venga dimenticato e possono fare pressione sulla Repubblica Islamica affinché sia più difficile per loro giustiziare silenziosamente i prigionieri. Ogni nome che pronunciamo, ogni storia che condividiamo, aumenta il costo politico di questi crimini e fa capire al regime che il mondo sta osservando.

Qual è la situazione odierna in Iran? Come vivi, da giovane donna, tutte queste privazioni e questi soprusi?

Da giovane donna, crescere in Iran significava crescere sotto una pressione costante. Fin dalla nascita, le donne in Iran subiscono discriminazioni, disuguaglianze e controllo. Ora che vivo in Europa, mi rendo conto di quanta libertà ci sia stata negata e di quanto la vita avrebbe potuto essere più bella e dignitosa per noi.

Cosa è cambiato dopo l’omicidio di Mahsa Amini e cosa prevedi per il futuro?

Dopo l’omicidio di Mahsa Amini, qualcosa è cambiato per sempre. È iniziata una rivoluzione. Forse non ha ancora raggiunto il suo obiettivo finale, ma un grande cambiamento è già avvenuto. Le persone sono più consapevoli, più unite e più determinate che mai.

Te lo chiedo scusandomi per la brutalità: hai mai pensato al peggio? Ti sei mai immaginata il futuro senza tuo padre? 

Ho mai immaginato il peggio? Sì. Ogni volta che un prigioniero politico viene giustiziato, penso ai suoi figli, alle sue famiglie. Ma invece di spezzarmi, questi momenti rafforzano la mia determinazione. Mi rendono più determinata a combattere. Il regime vuole metterci a tacere e schiacciarci, ma ha sbagliato i calcoli. Ogni esecuzione, ogni atto di ingiustizia ci spinge solo a lottare con più forza, a parlare con più forza e a chiedere conto a livello internazionale. Io, e molti altri come me, stiamo lavorando instancabilmente per salvare la vita di mio padre e la vita di molti altri che oggi rischiano l’esecuzione.

Cosa speri per il tuo domani e per quello del tuo Paese? Sei pronta a portarne avanti gli ideali e la lotta?

Spero in un futuro in cui l’Iran sia libero, dove nessuna voce venga messa a tacere e dove la giustizia sostituisca la paura. Sono pronta a portare avanti gli ideali per cui mio padre si è battuto. Sarò la voce di ogni prigioniero politico, mi opporrò alle esecuzioni e all’ingiustizia e andrò avanti fino al giorno della vittoria. Sono la figlia di un uomo noto per il suo spirito forte. I suoi compagni di prigionia dicono che era una fonte di energia e speranza per tutti coloro che lo circondavano. E voglio portare avanti questo spirito. A ogni prigioniero, a ogni famiglia dico: siate forti. Ricordate che la tirannia è temporanea. Nel corso della storia, il bene ha sempre trionfato alla fine, e questa volta non sarà diverso. Non ci piegheremo. Ci solleveremo. Ricordiamo anche i nomi degli altri prigionieri politici condannati a morte, in particolare quelli affiliati al MEK, che attualmente rischiano l’esecuzione: Behrouz Ehsani, Varisheh Moradi, Pakhshan Azizi, Seyed Abolhassan Montazer, Vahid BaniAmerian, Pouya Qobadi Bistooni, Babak Alipour, Seyed Mohammad Taghavi Sangdehi, Akbar Daneshvarkar, Mohammad Javad Vafaei Sani.

Abbiamo voluto approfondire la delicatissima vicenda iraniana anche con Siavush Randjbar-Daemi, professore associato di Storia moderna del Medio Oriente presso la St. Andrews University di Edimburgo.

Questo il link dell’intervista:

https://www.youtube.com/watch?v=zA7x2X6yTAY


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