In Italia televisioni e giornali commissionano sondaggi su qualsiasi cosa. Tranne una, finora. Manca un mese alla scadenza elettorale referendaria del 8 e 9 giugno e nessuna emittente o testata ha avvertito la opportunità di chiedere agli italiani cosa pensino nel merito dei quesiti: i diritti di chi lavora e la cittadinanza. Guardate che si tratta di un passaggio di assoluta importanza: chi vuole “cancellare” questo momento di democrazia diretta, dove gli elettori non danno deleghe ma dicono la loro nel merito dei problemi, punta a “decretarne” la irrilevanza. In questo schema ideologico si aprirebbe una falla enorme se invece risultasse che alla gente i temi interessano. Chi governa vuole il silenzio intorno alle consultazioni per sfruttare disaffezione e astensionismo. Basti pensare che alle ultime amministrative, anche alle più sentite, le comunali, ha votato circa il 50% degli aventi diritto. Far fallire un referendum abrogativo (l’unica consultazione che richiede il raggiungimento di un quorum) facendo di tutto per evitare che la gente vada alle urne è un trucco già usato da governi del passato. In alcuni casi però gli inviti a “andare al mare” si sono ritorti come un boomerang contro chi li aveva lanciati. Non dimentichiamolo e insistiamo che quello all’informazione è un diritto della cittadinanza ma è anche un dovere per chi la fa. Fateci capire di cosa si parla e cosa ne pensano gli italiani. Ora, non a cose fatte.
