Il 5 aprile, come il 15 marzo e, ancor di più, come sarà il 25 Aprile. L’Italia che non ci sta alla progressiva, continua trasformazione della Repubblica Democratica in Stato Autoritario va in piazza per gridare NO alla strisciante deriva da ‘golpe bianco’ che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e i loro alleati, cosiddetti ‘moderati’, stanno imponendo adattando alla loro concezione politica anche strumenti di democrazia. Così la diffusa pratica del rifiuto del confronto in Parlamento su provvedimenti particolarmente importanti per la vita del Paese – il ricorso al voto di ‘fiducia’ -, trova ora la massima applicazione nella trasformazione in Decreto Legge (Dl) del Disegno Di Legge (Ddl) sulla ‘sicurezza’, n. 1236 del settembre 2024, altamente complesso perché riguarda momenti significativi della partecipazione dei cittadini alle forme di espressione democratica.
Un provvedimento che è stato brutalmente sottratto alla discussione parlamentare per essere trasformato in decreto, in modo che possa essere applicato immediatamente con ricadute davvero pericolose sulle forme di espressione della democrazia, dalle manifestazioni di protesta, ai sit-in. Per non parlare del pericolosissimo art. 31 che obbliga le strutture della Pubblica Amministrazione (quindi dalle scuole alla Rai) a trasferire informazioni ai servizi di polizia violando completamente, nel caso degli organi di informazione, il dovere di tutelare le fonti.
Insomma il totale stravolgimento del valore stesso del Decreto Legge ideato per provvedere con immediatezza a situazioni d’emergenza, come terremoti, alluvioni, disastri. Questa scelta, definita ‘inquietante’ dall’Associazione Nazionale Magistrati, si aggiunge ai tanti altri provvedimenti di questo governo e questa maggioranza che ritengono di detenere un potere assoluto, non vincolato dagli obblighi fissati dalla Carta Costituzionale. La situazione sta dunque precipitando, in un quadro internazionale che sta portando l’Italia ad essere lo zerbino di Trump e Musk, con nessun ruolo autonomo in tragedie come quella ucraina o palestinese.
Ecco perché la data del 25 aprile, 80’ anniversario della liberazione dal nazifascismo, deve assumere il valore di una nuova, coraggiosa, affermazione dei valori contenuti nella Costituzione e che subdolamente, dall’articolo 11 all’articolo 21, la Meloni e il suo governo stanno tentando di smontare, di cancellare. Non credo che ci siano ulteriori ragioni per pericolosi tentennamenti.