80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

L’omaggio a Marcello Palmisano a trent’anni dal suo omicidio

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Trent’anni fa se ne andava Marcello Palmisano, giornalista per immagini del Tg2, ucciso in uno scontro a fuoco mentre, insieme a Carmen Lasorella, seguiva le operazioni di ritiro dei contingenti militari internazionali da Mogadiscio, la stessa città in fiamme dove un anno prima avevano trovato la morte Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Per ricordarlo ci si è ritrovati a Roma nella sede di Libera, in un incontro voluto dalla famiglia – la moglie Maria Cristina, i figli Davide e Adelaide – e che ha visto una grande partecipazione, con tanti giovani interessati a conoscere una storia per loro lontana nel tempo.

E’ stato un bellissimo esercizio di memoria viva, nella sede più appropriata: Libera ha inserito da anni il nome di Marcello tra quelli che vengono letti ogni anno il 21 marzo, nella Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie; e presto i video con la sua storia arricchiranno lo spazio multimediale allestito in Via Stamira, dedicato alle biografie di chi ha pagato con la vita il suo impegno civile.

Ma è stata anche un’occasione per ricordare l’importanza del giornalismo per immagini e il dovere del servizio pubblico di continuare a raccontare il mondo.

In sala c’era una folta rappresentanza di ex colleghi di Palmisano, testimoni di quella stagione in cui al lavoro dei telecineoperatori venne riconosciuta in Rai piena dignità giornalistica, per l’ovvia ragione che il contributo delle immagini è decisivo – spesso più delle parole stesse – per la qualità di un servizio: soprattutto quando si tratta di far arrivare al pubblico la drammaticità dei conflitti che insanguinano tante parti del pianeta. Perché questo continua ad essere uno dei doveri fondamentali dell’informazione e in particolare della Rai: far alzare gli occhi sopra il cortile di casa nostra, saper allargare lo sguardo ad uno scenario internazionale sempre più drammaticamente interconnesso.

Anche in segno di gratitudine verso chi, al dovere di informare, ha pagato il prezzo di più alto.


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