Roberto Scarpinato non è un tipo che usi perifrasi: quando deve dire una cosa, la dice senza peli sulla lingua. E in quest’intervista, avvalendosi del suo lunghissimo impegno in magistratura, della sua esperienza di vita e di una competenza giuridica, storica e analitica fuori dal comune, ricostruisce alcune delle vicende più scabrose della storia del nostro Paese. Riprendendo alcune sue riflessioni pubblicate sul Fatto Quotidiano, analizza infatti i delitti politici denunciati da Giovanni Falcone (Moro, Mattarella e La Torre), la tragica vicenda dello stesso Falcone, il lato oscuro delle stragi dal ’69 (piazza Fontana) all’84 (il Rapido 904), giù fino alle stragi di mafia del biennio ’92-’93, suggello di due decenni che hanno sconvolto per sempre il nostro stare insieme. Ne vien fuori un’intervista più che mai politica su questa nostra Italia annegata nel sangue e nel dolore, travolta dall’anti-politica, occupata quasi militarmente dai poteri forti e criminali, oppressa da troppi aguzzini che hanno trasformato i rappresentanti del popolo in una sorta di “camerierato politico” e oggi in preda alla disillusione, al disincanto e al non voto. Eppure, ci dice in conclusione, non possiamo e non dobbiamo arrenderci.
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