Italia: “Sacra Patria” o Repubblica delle banane?

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Bombardati quotidianamente, e continuamente, da RadioTeleMeloni dai dispacci che la presidente del consiglio diffonde personalmente o per interposti fedelissimi servitori sui mirabolanti successi conseguiti da lei e dal suo governo, facciamo fatica a renderci conto della realtà. Così ci diventa più semplice impegnarci a contrastare i suoi pericolosi progetti politici piuttosto che stare attenti ad altro.

Alle splendide descrizioni della sua ‘Sacra Patria’, spesso si contrappongono vergogne da Repubblica delle banane che purtroppo passano sotto silenzio o fanno poco scalpore. Di quelle più note sono stati protagonisti La Russa e l’ineffabile ministro Lollobrigida. In questi giorni salgono alla ribalta altri due potenti colleghi di governo: Crosetto e Piantedosi.

Cominciamo dal ministro della difesa. Mesi fa all’uscita del contestato e diffusissimo libro ‘Il mondo al contrario’ del generale Vannacci, sull’onda dell’indignazione che quelle pagine avevano suscitato, aveva sospeso il militare dall’incarico. Contemporaneamente era stata avviata un’inchiesta giudiziaria. Ovviamente, chiunque rispettoso delle corrette procedure, avrebbe atteso la conclusione dell’inchiesta per decidere se confermare la sospensione o revocarla. Crosetto ha invece deciso di nominarlo Capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri/comando operativo esercito. Alla nuova indignazione degli onesti ha risposto che non di promozione si tratta ma di reintegro in un ruolo equivalente a quello che occupava prima. Nel paese della banane si può anche far finta di credere alla precisazione, ma se è ancora sotto inchiesta, perché reintegrarlo rimangiandosi quanto deciso mesi prima?

Sempre Vannacci, per non smentirsi, nei giorni scorsi ha accusato le famiglie di crescere figli ‘mollaccioni’ e che questo produce episodi come quello dell’assassinio di Giulia Cecchettin. Insomma i militari che dovranno fare i conti con lui si preparino a trattamenti con il nerbo di bue sulle chiappe. Il nuovo Benito fa finta di non ricordare che il suo predecessore portò l’Italia al disastro promettendo grandi risultati con ‘libro e moschetto fascista perfetto’ e ‘otto milioni di baionette’.

Seconda e forse più grave vergogna. Il 27 novembre si è aperto davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare (GUP) di Roma il processo per la strage di Fidene commessa l’11 dicembre dell’anno scorso e della quale rimasero vittime quattro donne. Claudio Campiti, 57 anni, reo confesso, venne arrestato come responsabile della strage. Si era armato di una pistola Glock 45 rubata da un poligono di tiro di Tor di Quinto. Poi, entrato nella riunione di condominio di un consorzio di cui faceva parte, aveva aperto il fuoco alla cieca uccidendo le quattro donne e ferendo altre cinque persone. Nell’ordinanza di rinvio a giudizio, accusati di non aver effettuato un’adeguata sorveglianza nel poligono di tiro e non aver poi fermato Campiti prima della strage vennero inclusi anche il Ministero della Difesa e quello dell’Interno

Il 27 novembre, giorno della costituzione della parti, il clamoroso e indecente colpo di scena. L’avvocato della Stato Antonio Trimboli, in rappresentanza dei due ministeri chiede per l’imputato il ‘non luogo a procedere’, in altre parole il proscioglimento. Richiesta successivamente ribadita.

Perché? La risposta che i difensori delle parti offese si sono dati è stata che la scelta è stata dettata dal tentativo di non pagare i risarcimenti alle 37 persone che si sono costituite parte civile.

Il quesito che invece andrebbe seriamente posto ai due ministri è come è possibile che due massimi rappresentanti delle istituzioni si oppongano alla legittima richiesta di giustizia da parte di cittadini gravemente danneggiati da un assassino reo confesso? Sarebbe questo il modo corretto di governare la ‘”Sacra Patria”?


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