Non siamo tutte Giorgia Meloni

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Dopo il post di Giorgia Meloni pubblicato su Facebook dopo il comportamento a dir poco imbarazzante del compagno Giambruno, ripreso a sua insaputa a Striscia La Notizia, si susseguono sui social e non solo le reazioni di chi da un lato si indigna e dall’altro lato la spalleggia. Solidarietà per una donna che scopre il suo compagno in atteggiamenti poco consoni e maturi in uno studio televisivo (lo scopre ora?), molte donne sono d’accordo con il suo gesto di lasciarlo. Altre pubblicano vignette con la Meloni che tira addosso a Giampiero la famosa “pesca” del noto spot tanto discusso. Alcune criticano il modo, un post su Facebook anche un po’ geologicamente contraddittorio, visto che l’acqua scava eccome la pietra, altre invece alzano il vessillo del femminismo: “Brava, l’indipendenza della donna rispetto a questi atteggiamenti è fondamentale”, rivendica il post di una ragazza sui social. Sì, brava, davvero bravissima. Però poi sorgono spontanee delle domande: il tuo compagno l’hai scoperto ora avere questi atteggiamenti? All’improvviso è diventato un volgare “battutaro” che non perde occasione per controllare che i suoi connotati siano sempre al loro posto? E perché, tu che parli di famiglia tradizionale, non eri sposata? Ora addirittura sei separata con una figlia. Poi ci sarebbe da considerare un aspetto non meno importante: considerati molto fortunata, nella tua contradditoria fortuna. Non tutte siamo Giorgia Meloni, premier, con una carriera alle spalle, uno stipendio sicuro, e la possibilità di far entrare e uscire chi vuoi dalla tua vita chi ritieni più o meno opportuno. Non tutte abbiamo queste fortune, che poi sarebbero diritti costituzionalmente e moralmente garantiti. Tantissime donne hanno lavori precari, a volte ne hanno anche più di uno per arrivare a fine mese dignitosamente e con l’acqua alla gola se una spesa in più arriva all’improvviso. Molte altre il lavoro non ce l’ha proprio perché magari l’hanno perso quando il pancione è cresciuto, altre ancora non lo trovano perché oggi ai colloqui il più delle volte ti viene richiesto lo stato di famiglia, non solo attuale ma anche quello probabile se la fede al dito ce l’hai già. E non dimentichiamo un principio altresì fondamentale: l’Italia è una repubblica fondata sui nonni: perché aiuti concreti alle famiglie non ce ne sono. Le liste per entrare negli asili nido comunali collassano, e di fatto, o ti paghi una babysitter quand’anche ne trovi una referenziata e non improvvisata, o paghi una scuola privata. Se non sei benestante, devi chiedere aiuto a qualcuno, solitamente i nonni. Senza di loro sarebbe difficile per una madre lavorare, seppure la corsa ad ostacoli nella ricerca di un lavoro l’abbia riuscita a superare. E vogliamo parlare se uno dei nostri figli si ammala? La presenza della madre è richiesta, soprattutto se il bimbo è molto piccolo. E se ha un lavoro precario come fa? I padri qui vengono meno contemplati perché per un bimbo molto piccolo è la figura materna fondamentale per il suo benessere e sviluppo. Sempre se poi non vogliamo menzionare quegli uomini che ancora pensano che il loro lavoro sia più importante di quello della propria compagna, quelli che in casa non alzano un dito e aspettano il piatto a tavola, quelli che si occupano dei figli come e quando vogliono e non quando è necessario, quelli incapaci di sostenere la loro compagna nello sforzo di diventare madre, quelli che addirittura se ne vanno di casa mollandoti con un bimbo piccolo fregandosene delle loro responsabilità. Ecco, cara Giorgia, vorremmo ricordarti che non siamo tutte Giorgia Meloni e che invece di parlare impropriamente e a sproposito di “famiglia tradizionale”, forse dovresti prendere il triste accaduto nella tua vita per riflettere sulla situazione delle donne in Italia oggi. Perché oggi la famiglia tradizionale è molto lontana spesso dalla realtà, e seppure esiste, bisognerebbe poi chiedersi se sia un bene vero: famiglie con mamma e papà che non si parlano più, non si rispettano, si cornificano, per non parlare di quelle donne che subiscono violenze fisiche e psicologiche perché non hanno la forza e il modo di liberarsi dai loro mariti, compagni. La famiglia tradizionale è una bella utopia, una speranza forse anche, ma non corrisponde alla realtà che ci circonda. La famiglia è chi si prende cura dei suoi familiari a prescindere dai legami che si sono instaurati, e da che sesso hanno le persone che la formano. E’ la cura che forma la parola famiglia. Non siamo tutte Giorgia Meloni, ma siamo donne come te. Donne che rinunciano a fare figli per mancanza di aiuti e lavoro, donne che rinunciano alla propria dignità in mancanza di alternative, donne con salari più bassi degli uomini, donne che fanno enormi sacrifici per essere donne, mamme, lavoratrici. Donne con enormi potenzialità, una incredibile risorsa per la società se solo ci fosse questa consapevolezza. Siamo donne come te, ma non siamo tutte come te.


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