‘Si vis pacem para pacem’ contro una conflittualità crescente da ‘Terza guerra mondiale’

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L’indegna repressione che sta sconvolgendo l’Iran, senza che nessuno riesca a fermarla; l’assalto alle istituzioni democraticamente elette in Brasile, con un Bolsonaro clone di Trump; la guerra in Ucraina, senza che nessuno delle autorità internazionali – tranne Papa Francesco – riesca o voglia realmente operare per la pace; ora anche la subdola campagna contro il Papa, anzi – come ha lucidamente analizzato su queste stesse pagine Riccardo Cristiano – contro le aperture al mondo della chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano Secondo utilizzando artificiosamente, in modo smaccatamente strumentale il ruolo svolto da Benedetto Sedicesimo.

Sono solo alcuni dei segnali più inquietanti della conflittualità crescente tra modi opposti di intendere la convivenza civile e democratica. Possibile che nel mondo – a cominciare dall’Onu – non ci sia altra voce, oltre quella di Francesco, per invocare una decisa inversione di tendenza? Verso quale mondo stiamo andando? Verso un perenne conflitto alimentato da fabbricanti di armi spalleggiati da governi consenzienti? E’ questa la vera, non dichiarata terza guerra mondiale che rischia di incanaglirsi sempre più. Gli appelli non bastano più. Bisogna operare per la pace. E smettiamola di inseguire l’idea ‘Si vis pacem para bellum’ che produrrà solo l’autodistruzione dell’Umanità e impegniamoci a sostenere ‘Si vis pacem para pacem’ come fa instancabilmente il movimento pacifista, a cominciare dalla ‘Tavola della Pace’.

Sembra di vivere uno spaventoso passo indietro rispetto a qualche decennio fa. Perché, invece di santificare e benedire le alleanze militari, dichiarate ‘difensive’ come la Nato, non si opera per costruire vere alleanze di pace? Quali sono le basi politiche di un programma del genere, se non un progressivo attacco alle garanzie civili e sociali delle democrazie? Perché far finta che anche in Italia non si corra questo pericolo con gli attacchi progettati e in via di realizzazione contro la Carta Costituzionale? Perché l’Unione Europea non pretende dai Paesi che vengono accolti il pieno rispetto di regole condivise e si pensa più al numero dei componenti che alla loro vera adesione ai princìpi su cui l’UE è stata costruita?

Non lo farà l’Onu, inesorabilmente bloccata dai veti delle grandi potenze; chi altri potrà farlo? E’ davvero e solo utopistico cercare di costruire un movimento internazionale di vigilanza democratica? Greta Thumberg, da adolescente, è riuscita a smuovere le acque stagnanti  di un ambientalismo salottiero per farlo diventare un movimento capace di farsi ascoltare nel mondo. Perché non rendersi conto che è altrettanto importante per le sorti dell’Umanità fare in modo che la democrazia con la sua forza collettiva fermi la spaventosa escalation verso l’autodistruzione?

Articolo 21 è e rimarrà per sempre impegnata su questo fronte.


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