Elisabetta II, un secolo di storia

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Elisabetta II è stata molto più di una regina. Per settant’anni è stata il Regno Unito, con le sue gioie, i suoi dolori, i suoi traumi, i suoi radicali cambiamenti e le sue svolte, epocali come da tradizione di un paese e di un popolo destinato a far notizia nel mondo. Nella sua vita è racchiuso un secolo di storia: dalla tragedia della guerra alla rivoluzione digitale, affrontando l’esaurirsi della vicenda coloniale, i nuovi assetti del Commonwealth, gli innumerevoli scandali che hanno scosso le fondamenta della monarchia e le tensioni relative alla Brexit e ai venti di secessione che spirano dalla Scozia.
Divenne regina nel 1952, in un’Inghilterra ancora scossa dai postumi della guerra, dall’eroica intransigenza morale del pensiero churchilliano e dal bisogno di fare i conti con una seconda metà del Ventesimo secolo all’epoca appena agli albori ma destinata fin da subito a sconvolgere equilibri che, fino a quel momento, erano apparsi immutabili. La sua forza sta nel fatto di esserci sempre stata. C’era sotto le bombe che colpivano implacabilmente Londra durante la Seconda guerra mondiale, c’era nel ’47, quando annunciò alla radio, dal Sudafrica, che avrebbe dedicato l’intera vita alla Corona e al suo popolo, c’era negli anni della ricostruzione e dell’esplosione del benessere, ai tempi dei Beatles, della Swinging London e dei trionfali Mondiali casalinghi del ’66, c’era nel periodo thatcheriano e nel passaggio buio della crisi che investì il matrimonio fra Carlo e Diana. C’è stata come una matriarca, in un Paese sempre votato al cambiamento, cosciente di poter dominare il mondo e ben lieto di farlo, in bilico fra l’Europa e le antiche ambizioni imperiali, mai sopite, tanto meno nel cuore del principe Filippo.
Il giorno delle loro nozze, 20 novembre 1947, quella ragazza di ventun anni entrò definitivamente nel cuore degli inglesi, i quali vollero partecipare emotivamente a una gioia che divenne così collettiva. Non a caso, la regina giovane, la bella ragazza che venne incoronata a soli ventisei anni (il 2 giugno 1953), succedendo al padre Giorgio VI, interpretò meglio di chiunque altro l’ansia di rinascere di una Nazione che aveva bisogno di una scossa e la trovò in quello sguardo sorridente e in quelle parole ferme ma cariche d’amore per la sua gente. Fu il punto di riferimento di cui si avvertiva la necessità, l’ancora cui aggrapparsi per guardare avanti dopo tante traversie, un’icona pop quando il concetto di glamour non era ancora entrato a far parte del nostro immaginario.
Al netto del suo fare aristocratico, del suo atteggiamento apparentemente distaccato e della sua passione immarcescibile per una ritualità ormai anacronistica, Elisabetta è sempre stata una regina del popolo, amatissima dai sudditi, diremmo quasi venerata, come si è visto nel giugno scorso quando le vie di Londra sono state invase da una folla oceanica per festeggiare il Giubileo di platino. Certo, sulla sua biografia pesa come un macigno la tragedia di Lady Diana, probabilmente il suo errore più grande, se non altro per non aver saputo comprendere e assecondare l’esigenza di libertà del figlio Carlo, favorendo un matrimonio d’interesse quando la società non era più disposta ad accettare questa prassi e calpestando sostanzialmente i sentimenti di due ragazzi che non erano fatti per stare l’altro con l’altra, fino al devastante epilogo parigino della vita di Lady D. nel tunnel dell’Alma. Da quella lezione, Elisabetta ha tratto un insegnamento importante, non opponendosi alle successive nozze fra Carlo e Camilla e lasciando liberi i nipoti, William e Harry, di vivere la propria sessualità e i propri amori con naturalezza, comprendendo l’evoluzione di un Paese ormai moderno, emancipato dai vincoli del passato e determinato a non farsi ingabbiare nuovamente da alcun pregiudizio o stereotipo.
Se ne va in un’Inghilterra sull’orlo di una crisi di nervi, con una politica ridotta all’anno zero, governi fragilissimi, istituzioni screditate, la minaccia di una guerra mondiale alle porte, problemi economici e tensioni sociali da non sottovalutare e uno smarrimento d’identità che si vede a occhio nudo. Se ne va dopo aver perso, l’anno scorso, l’amato coniuge Filippo, pochi mesi prima che festeggiasse i cento anni, e non c’è dubbio che quella perdita abbia rappresentato un colpo durissimo per una donna di cui abbiamo più volte avuto modo di apprezzare l’indole battagliera, la tenacia e la predisposizione alla lotta. Se ne va lasciando in eredità un regno radicalmente diverso da quello che ereditò nel lontano 1952, con la prospettiva di ulteriori trasformazioni e di una svolta radicale, soprattutto per quanto concerne le questioni politiche, dalle quali Elisabetta, da sovrana del Novecento, ha sempre preferito tenersi alla larga. Non sarà così con Carlo e ancor meno, in futuro, con William, anche perché le nuove tecnologie non consentono più i silenzi e la sobrietà che hanno caratterizzato l’intera stagione elisabettiana. Tuttavia, va detto che fu proprio lei, agli albori del nuovo millennio, a comprendere prima e meglio di altri i rivolgimenti in atto, analizzando con attenzione e saggezza le potenzialità ma anche i rischi insiti nel web. Ha preferito, come sempre, osservare il tutto dall’alto, mantenendo una regalità che non appartiene a questa fase storica. Carlo, dal canto suo, ad esempio sulle tematiche ambientali, vorrà invece recitare un ruolo da protagonista. E nuove questioni, dalle donne ai diritti, dall’immigrazione al futuro del pianeta, entreranno a far parte dell’immaginario di Buckingham Palace, condizionando senza dubbio anche la politica, probabilmente al di là dei confini del Regno Unito.
Con la scomparsa di Elisabetta, si chiude molto più di un’era. Finisce una certa idea di mondo, si recide definitivamente il legame con l’epoca imperiale e si aprono prospettive sconosciute. Sarà, quasi sicuramente, una monarchia più aperta, più orizzontale, come del resto richiede questo tempo, con un esercizio del potere più informale e modalità di comunicazione estremamente moderne. Magari si riavvicinerà alla Corona anche l’amatissimo nipote Harry, con la consorte Meghan al seguito, e muterà non il rapporto degli inglesi con la monarchia ma il loro approccio nei confronti della stessa, prendendo una piega di stampo nordeuropeo.
Elisabetta è stata il Nocevento. Un nuovo secolo adesso può avere inizio.

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