Yemen: ambasciata a Roma esprime ottimismo per recenti sviluppi in merito alla tregua

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L’ambasciata dello Yemen in Italia esprime ottimismo per i recenti sviluppi in merito alla tregua nel conflitto yemenita, rinnovata lo scorso 2 giugno.
Lo ha reso noto l’ambasciata in un comunicato. “Negli ultimi mesi, il governo dello Yemen ha mantenuto la moderazione nonostante la milizia Houthi abbia commesso violazioni quotidiane su vari fronti, rappresentati da bombardamenti di artiglieria, mobilitazione, trasferimento di forze, e attacchi con droni che hanno provocato la morte di 72 persone e 267 feriti tra l’esercito nazionale”, ha proseguito il comunicato. Nella nota, la rappresentanza diplomatica sottolinea che il presidente del Consiglio presidenziale guidato da Rashad al Alimi “ha accettato di rinnovare la tregua per altri due mesi, sebbene le milizie abbiano continuato a rifiutarsi di revocare l’assedio imposto alla citta’ di Taiz sette anni fa contro quattro milioni di persone, considerato un crimine di guerra, un crimine contro l’umanita’ e una flagrante violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali”.
“Il governo yemenita invita a fare pressione su queste milizie affinche’ tolgano completamente e incondizionatamente l’assedio a Taiz secondo i termini della tregua, compresa l’apertura di strade principali, l’innalzamento di punti e barriere, e consentendo il normale movimento dei cittadini e il regolare flusso di cibo e merci di base. La milizia Houthi continua anche a ostacolare il funzionamento dei voli dell’aeroporto di Sana’a, la mancata erogazione dei proventi dei derivati del petrolio come stipendi ai dipendenti e le loro quotidiane violazioni della tregua su vari fronti”, ha affermato l’ambasciata. A tal fine, “il governo continua a consolidare la tregua come passo verso la pace, ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti di tutti i cittadini yemeniti, di porre fine alle loro sofferenze e affrontare tutte le questioni umanitarie e le loro ramificazioni ovunque nello Yemen”, ha proseguito la rappresentanza diplomatica, invitando a unire gli sforzi “per evitare la fine della tregua”.


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