Il Papa intervistato da Fazio è nella storia della Tv, altro che questo Sanremo

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Sulle homepage dei siti delle principali testate europee e americane si parla ampiamente della partecipazione di Papa Francesco al talk “che tempo che fa” di Rai 3, intervistato da Fabio Fazio.

In Italia tutte le testate sono costrette a occuparsene, ma quasi sempre con un sofferto mix di invidia, critica sottile, nessuna esaltazione, a volte fastidio. Ma è la stessa Rai che certo non ha pubblicizzato più di tanto un evento esclusivo e destinato a restare una pagina unica nella storia della televisione italiana, e della stessa Rai, ovviamente.

Dopo due settimane che noi romani chiamiamo di “sbomballamento” su Sanremo, a livelli mai visti in 71 anni, la Rai avrebbe potuto/dovuto annunciare in ogni programma su tutte le reti un evento assolutamente mondiale come l’intervista al Papa. Non è stato così.

Fabio Fazio, che cominciò a farsi conoscere sulla Rai 3 di Angelo Guglielmi e diventò veramente famoso nella Rai 3 di Paolo Ruffini, notoriamente non è amato da nessun vertice aziendale. E’ un solitario con una squadra tutta sua che fa lavorare molto la Rai di Milano, guadagna molto, non scende mai a Roma, era evversato solo dalla destra ai tempi di Berlusconi, poi lentamente anche sempre di più dalla sinistra.
Fazio ha riportato in TV da Claudio Baglioni a Roberto Saviano, ma qualcuno fa sempre un sorrisetto strano quado si parla di lui.

Ieri ha colpito la sintonia con Papa Francesco, che, non casualmente, lo ha scelto. Ha colpito tutto, lo stile, il tono, l’ambiente, ha fatto sparire il ricordo di una telefonata di Giovanni Paolo II a “Porta a porta” con un Vespa quasi in ginocchio che diceva solo grazie. Questa è stata la prima intervista al Papa della storia televisiva.

Ma colpiva il fatto che Fazio affrontasse con il pontefice temi settimanalmente trattati dal suo programma, gli sbarchi, i bambini senza cibo, i malati, i migranti respinti alle frontiere d’Europa, le guerre, la schiavitù, le ong, i missionari. Perché negli ultimi anni è a “Che tempo che fa” che si raccontano queste storie, anche più che in altri programmi di Rai 3.

Papa Francesco vedrà pochissima televisione, lo ha detto lui, ma capisce molto bene chi sono gli interlocutori. Fazio avrò uno staff fantastico e dei rapporti privilegiati, è ovvio, ma il suo talk anche in questi due anni di pandemia è stato quello dove non abbiamo visto il circo Barnum dei virologi contro no vax, dei politici che si urlano contro accavallando le voci, dei giornalisti scelti perché rappresentano testate con poche migliaia di lettori ma servono per “aizzare” il dibattito.

Pensiamoci bene, ma dove altro poteva andare a farsi intervistare Papa Francesco?

E lasciamo la Rai a riflettere se come azienda ha fatto in questo caso bene il suo mestiere o si è fatta quasi scavalcare da un suo bravo conduttore. Vorrei anche che la Rai riflettesse su una ipotesi rivoluzionaria ben più del finto anti conformismo di questo festival: affidare il prossimo ad una sola CONDUTTRICE affiancata da cinque CO-CONDUTTORI.


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